giovedì 30 aprile 2009

suini con la febbre

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di MAURO EVANGELISTI
L'amore ai tempi della febbre suina. A volte le connessioni fra gli eventi sono sfuggenti. A volte. Negli ultimi giorni si è parlato soprattutto di: comici superati dalla realtà, liti coniugali via agenzia di stampa, belle ragazze candidate alle europee, febbre suina. Chiude il Bagaglino, palcoscenico che bonariamente rideva dei politici. Il Bagaglino per molti anni era stato abile nel miscelare le curve delle belle soubrette con le imitazioni dei vari leader politici.
Il premier e la moglie bisticciano via Ansa. Dopo che sulla nomina di alcune ministre in passato si erano addensate le nubi di una logora ironia, dopo che in passato alcune foto dalla solita Sardegna delle solite belle ragazze che sedevano sulle ginocchia del premier avevano suscitato i commenti astiosi dei soliti benpensanti, questa volta la moglie accusa il premier di avere scelto alcune candidate al Parlamento europeo solo per la loro avvenenza fisica. Lo rimprovera anche per avere partecipato alla festa di compleanno di una gradevole diciottenne che, con casta deferenza, chiama il premier "papi".
L'allarme per la febbre suina è salito al livello cinque.

domenica 26 aprile 2009

cina: copia, incolla, ma non compra

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di Mauro Evangelisti
Il diavolo veste Prada e intanto diventa ricco imitando le sue borse. Per una nuova puntata di impazzimenti della globalizzazione vediamo cosa è successo negli ultimi anni nelle maglie del grande gioco del fake, dei falsi, delle contraffazioni. Entriamo al Silk Market di Pechino o a uno dei megamercati della contraffazione di Shenzhen; usciamo pure dalla Cina e addentriamoci a Patpong, a Bangkok. Bene, a trattare all'ultimo sangue con il venditore di borse finte Prada troveremo quasi sempre solo turisti stranieri.
Spesso europei, spesso italiani.

Entriamo invece in una delle infinite e lussureggianti cattedrali dello shopping di Shanghai o Pechino: beh, a comprare le borse Prada non vedremo turisti, ma solo cinesi. Quella minoranza di cinesi - e sottolineiamo minoranza - che si è arricchita non comprerebbe mai un falso. Morale: gli italiani ci hanno messo il talento e poi sono andati a produrre in Cina dove c'era manodopera a basso prezzo. I cinesi - che come popolo e nazione hanno ovviamente una ben più vasta gamma di meriti e demeriti - hanno imitato, a volte pure bene. E alcuni di loro si sono arricchiti e possono permettersi di comprare i prodotti dell'alta moda, disdegnando le imitazioni. Gli italiani? Alcuni hanno perso il lavoro in questo strano gioco, altri magari in vacanza a Phuket ma anche dal senegalese sotto casa sono lì a trattare sul prezzo per la finta borsa di Prada prodotta dal cinese. Che continua ad arricchirsi.

venerdì 17 aprile 2009

fascionista

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di Mauro Evangelisti
Duro colpo al fascion district. Di cosa si tratta? A quindici chilometri da Forlì c'è una piccola cittadina, 6.500 abitanti. Collina, aria buona, si mangia bene. Meta di gite domenicali con la moto, anzi con "e mutor" come si dice in Romagna, giretto in macchina con la famiglia, Sangiovese e bruschette con gli amici. In alcune giornate particolari, però, la cittadina si trasforma: arrivano a migliaia signori vestiti spesso di nero, ragazzi con i capelli corti, i jeans stretti e i Ray-ban scuri, signore commosse, qualche fotografo e telecamere al seguito. Rituali sempre uguali nel cimitero, foresta di saluti romani.

Ad accogliere queste periodiche gite delle nostalgia c'è però un folto schieramento di negozi sulla via principale o di venditori ambulanti, che propongono dal più classico dei testoni in finto marmo del Duce a tutta una sequela di merchandising del fascismo (e del nazismo), una gamma di oggettistica che sconfina nell'apologia del kitsch (chissà, magari prodotta in Cina...).

Quella cittadina si chiama Predappio, città natale di Benito Mussolini, la cui salma è nel cimitero comunale. Per tanti anni Predappio ha convissuto con questo scomodo concittadino e con il fascion district che prospera attorno alla sua tomba. Sindaci e consigli comunali, sempre a sinistra nel dopo guerra, hanno tollerato. Fino ad oggi, visto che ora - sulla scia delle ordinanze tanto amate dai sindaci - il Comune di Predappio ha deciso di limitare il fenomeno: oggetti e souvenir che promuovono il fascismo non potranno più essere esposti per strada o in vetrina, quelli con richiami razzisti non potranno proprio essere venduti. Ai fascionisti restano comunque Sangiovese e bruschette.

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