martedì 25 agosto 2009

alemanno e le manette

MAURO EVANGELISTI
Forse è il caso di spendere parole di elogio per il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ai garantisti può suscitare perplessità la sua linea improntata alla severità, quella che lo porta con frequenza a chiedere l’arresto per reati, di tipo differente, commessi a Roma: dal pirata della strada al giovane accusato di violenza sessuale. A volte, stando al codice di procedura penale, le sue richieste alla procura della Repubblica possono apparire una forzatura. Però bisogna dargli atto di una qualità: la coerenza. Nella notte fra venerdì e sabato sono stati aggrediti, ferocemente, due uomini che si stavano baciando nei pressi del Gay Village, all’Eur. Uno è stato accoltellato ed è in prognosi riservata all’ospedale Sant’Eugenio. Due gay che si baciano, vittime di una aggressione, possono - con una semplificazione infelice - apparire un caso lontano dalla sensibilità dell’elettorato di Alemanno e dalla sua storia politica. Ma è appunto una semplificazione. Alemanno ha chiesto, indignato, l’arresto del responsabile, scendendo in polemica aperta con il procuratore di Roma. Che magari, stando ai codici, ha ragione, perché quando l’aggressore è stato identificato non c’era la flagranza. Però ad Alemanno va dato il merito di una qualità non così comune, la coerenza.

venerdì 21 agosto 2009

bolt che flash

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di Mauro Evangelisti
ROMA (21 agosto) - Senza fiato, illuminati dai 19 secondi e 19 della passeggiata veloce di Bolt, che ti dà sempre quella maledetta sensazione che si stia divertendo da matti. E che se solo volesse, pure nei 200 potrebbe andare anche un po’ più forte, ma qualcuno gli ha sfanalato per avvertirlo dell’autovelox.

Senza fiato, e quasi brucia il cervello se pensi a dove potranno arrivare Bolt e i tanti Bolt che verranno dopo di lui. Record dopo record. 19’ e 19 sui duecento, 9’ 58 sui cento... ma quando si raggiungerà un limite? Esiste un limite? Ma a parte queste riflessioni sulla macchina umana e sul verde felice di Bolt, ieri sera, a chiusura della sesta giornata, memorabile, di Berlino e dei campionati mondiali di atletica leggera, c’era anche altro che faceva sorridere e rimescolava certezze.

Il medagliere: la minuscola e rasta Giamaica davanti a tutti, perfino agli ingombranti vicini di casa, gli Usa, o alle potenze europee, Russia e Germania. E’ un medagliere che cambierà, certo, e in fondo riflette solide tradizioni in alcune specialità. Però è bello vedere che a seguire, nel medagliere, c’è il cuore dell’Africa, il Kenia, davanti alla Gran Bretagna. Che svettano Etiopia e Cuba prima di giganti come Cina e Spagna. Aspettando una medaglia azzurra.

giovedì 20 agosto 2009

il sole nel carrello

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di Mauro Evangelisti
Agosto inoltrato, qualche giorno dopo il 15, caldo infernale, un mega
centro commerciale oltre il raccordo di Roma, ma potrebbe essere anche
un'altra grande città italiana. I parcheggi sotterranei sono una interminabile sfilza di lucette rosse, significa che molti posti sono occupati. Sui tapis roulant decine di persone appoggiate ai carrelli, famiglie che hanno fatto il pieno di pizze surgelate e 5 fantasmini a 8 euro, fidanzati che si tengono la mano e forse intravedono nei carrelli delle famiglie il loro futuro, gruppetti di under 16 che scherzano, anziani che si godono l'aria condizionata. Nel grande magazzino dell'hi-tech la folla intasa i corridoi, ipnotizzata dal super schermo piatto in vendita che trasmette un concerto di Michael Jackson.

Nell'ipermercato c'è l'assalto agli alimentari, manco il mondo finisse domani, e le casse, con le ferie delle cassiere calibrate sulle abitudini agostane, sono insufficienti come i caselli dell'autostrada durante il rientro. Tanto che in molti sfidano la tecnologia mettendosi in fila per le casse automatiche, quelle in cui sei solo tu contro il lettore ottico e il codice a barre. Ai bar del centro commerciale, fra gelati e caffè freddi dalle specialità fantasiose (caffè ai fichi, si legge su qualche pannello) che fanno il verso agli Starbucks, si gonfiano le code, perché anche lì i dipendenti sono quelli di una normale settimana di agosto e invece quasi quasi sembra la corsa agli ultimi acquisti del 24 dicembre.

Dice una barista: «E' dal 17 agosto che ci stanno "ammazzando", tanta gente così chi se l'aspettava? Boh. Fuori fa caldo, no? Sarà per l'aria condizionata». Certo, l'aria condizionata aiuta. Ma c'è anche altro in questo rito agostano dei centri commerciali, dove si va magari senza comprare nulla, quando invece il manuale del perfetto cittadino dice che dovresti essere in spiaggia o al lago o almeno steso sull'amaca in giardino. La citazione di Marc Augè e dei non luoghi è ormai logora, la si ripete sempre. Ma è così: come gli aeroporti o gli autogrill, il centro commerciale ci rassicura perché è anonimo, prevedibile, uguale ovunque - a Roma come a Berlino - e non ci riserva sorprese. Il problema semmai è un altro: ormai stanno diventando non luoghi anche i quartieri della città, perfino le bellezze del centro storico. Perfino Fontana di Trevi, circondata da una piccola chinatown di negozi di souvenir tutti uguali, gelaterie con insegne dai colori accesi tutte uguali, turisti ammaestrati dalle guide tutti uguali. Se non luogo deve essere, allora meglio con l'aria condizionata.

mercoledì 19 agosto 2009

notturno sky

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di Mauro Evangelisti
Nelle sere di estate che scorrono via calde e bolse chi non ha meglio da fare spesso si affida allo zapping compulsivo sui canali a tre cifre di Sky. E ognuno si costruisce la sua mania: dagli "Sos Tata" italiani e stranieri, in cui vedi i diversi modi di essere pestiferi dei pargoli a seconda della nazionalità, agli scambi di mogli sempre molto improbabili, anche in questo caso con versioni più accettabili - quelle italiane - e più fantasiose, quella americana, in cui manca solo che una coppia dell'Illinois si mescoli con una di marziani.

Vanno molto i reality di quelli che ti cambiano la vita. Nel senso di giro vita. Con eserciti - autoctoni o stranieri - di insoddisfatti del proprio aspetto che si affidano a personal trainer e lookologi che da brutti anatroccoli grassi li trasformano in brutti anatroccoli meno grassi e vestiti un po' meno da tedeschi in vacanza a Lido di Savio.

L'universo di infinite galassie satellitari può accontentare qualsiasi palato: dalla telenovela in spagnolo per chi vuole ripassare in vista di qualche conquista programmata nel viaggio last minute già prenotato per settembre alle avvincenti partite di beach tennis.

Ma i veri eventi per il cercatore di perle di questa estate in the sky sono forse tre: il primo è già stato celebrato da molti commentatori, è il nuovo canale Fox Retro, che farebbe impazzire di gioia il Fabio Fazio di "Anima mia", in cui si replicano i telefilm più famosi di venti-trenta anni fa. Da "Arnold", che in Italia arrivò con il geniale titolo di "Harlem contro Manhattan" e che nelle prime puntate ancora non fa balenare la triste fine che avrebbero fatto i protagonisti nella vita reale (l'interprete di Willys avrà problemi di droga, quella di Kimberly morirà suicida, mentre Gary Coleman-Arnold si scontrerà in tribunale con i genitori per una lunga lite sui compensi). Fino ad arrivare ai Jefferson, telefilm su una famiglia di neri ricchi, nella cui prima puntata (1975) la governante esclama profeticamente: «Di questo passo avremo anche un presidente nero...».

La seconda perla, che magari non molti hanno visto, è la replica del reality "La più bella della classe". Anche qui si gioca sulla nostalgia. Si racconta la storia di una ragazza che, negli anni Ottanta e Novanta, era la più ammirata della classe, con le vecchie foto, le canzoni che andavano di moda, i vecchi compagni che oggi la ricordano. E poi si mostra la quarantenne di oggi, spesso con esiti simpatici - la bona della classe ha cambiato vita ed è
campionessa mondiale di pugilato femminile -, a volte crudeli - la vivace ragazza di un tempo ha avuto un incidente ed oggi è su una sedia a rotelle. Ma sono sufficienti le melodie in sottofondo dei Duran Duran o dei Pet Shop Boys e l'intervista al primo fidanzato (nella foto di classe era un figo, oggi è un quarantenne con pancia e riporto) e allo spasimante respinto (nella polaroid a 18 anni sembrava Woody Allen, oggi è un quarantenne rampante e palestrato appena sceso dalla sua Slk), per riflettere su come cambia rapidamente la fortuna nel corso dell'esistenza.

Infine - per chi davvero non ha di meglio da fare - c'è la replica di una delle ultime serie di "American Idol", talent show di enorme successo che riproduce la solita formula dei giovani cantanti che si sfidano per il successo. E c'è la solita giuria di tre personaggi che deve giudicare. E qui viene la domanda: ma quante cavolo di giurie fra Amici, X Factor, Operacion Triunfo, America's Got Talent, American Idol, Australian Idol, etc etc, quasi sempre con la stessa formuletta - il giudice buono, quello caustico, quello simpatico - ci sono in giro per il mondo? Ma soprattutto: le riincontreremo tutte nell'al di là? Alla fine dei tempi saranno la Paula Abdul di American Idol, la Ventura di X-Factor e la professoressa Celentano di Amici a decidere se ci tocca il purgatorio o il paradiso?

venerdì 14 agosto 2009

papi papi

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di Mauro Evangelisti
Il Papa e Papi a Palazzo dei Papi. In questa estate nata sotto il segno di Papi ti domandi se a scrivere i testi degli eventi siano gli autori del Bagaglino o di un Cinepanettone. La notizia è stata rilanciata ieri dall’Ansa: il 6 settembre potrebbe svolgersi a Viterbo il primo incontro fra Benedetto XVI e Silvio Berlusconi, proprio sulla scalinata di Palazzo dei Papi. L’idea è del sindaco di Viterbo che, sempre secondo l’Ansa, sfidando ogni possibile ironia starebbe ripetendo ai rappresentanti della Segreteria di Stato Vaticana: «Quale luogo migliore per l’incontro fra il Papa e Berlusconi della Città dei Papi?».

Sarebbe la giusta conclusione dell’Estate di Papi: a Palazzo dei Papi, nella Città dei Papi, il Papa e Papi. Chissà di cosa parleranno, forse Berlusconi suggerirà un nuovo direttore per l’Avvenire o magari rifletteranno sui valori della famiglia. Forse no, forse Berlusconi, uomo di indiscussa ironia, ispirato dal Palazzo dei Papi, nell'Estate di Papi, confezionerà al momento una indimenticabile barzelletta

giovedì 6 agosto 2009

l'estate sta finendo, no, sta ricominciando

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Mauro Evangelisti
L’estate è finita, l’avete capito no? Fra nemmeno dieci giorni è Ferragosto, dopo è tutta discesa. In un vrooom, una settimana dopo sarà già campionato di calcio. Ancora qualche giorno e a Viterbo, la Città dei Papi (nessun doppio senso), il 3 settembre ci sarà il Trasporto della Macchina di Santa Rosa, tradizione che nella Tuscia segna ufficialmente la fine dell’inerzia estiva. E poi in un lampo ci saranno già le feste di chiusura delle discoteche a Ibiza e i pianti per l’apertura delle scuole in Italia.

Per la serie candidato all’Oscar della banalità: va detto, è quasi disarmante quanto il tempo sfrecci veloce. Molto più di quanto succedese in passato. No? Altro esempio: fra poco staremo a parlare dei mondiali di calcio del 2010 in Sud Africa quando era appena l’altro ieri che cantavamo il ritornello degli White Stripes per la vittoria dell’Italia in Germania.

Una volta non era così: fra un mondiale di calcio e un altro passava una vita; l’inizio delle scuole in autunno e le vacanze estive erano divisi da paludosi mesi che procedevano solenni e appesantiti; da quando andavamo a comprare il diario - Sturmtruppen o Jacovitti - per il nuovo anno scolastico fino al giorno in cui indossavamo le prime magliette a maniche corte si consumavano intere epopee. In sintesi: la durata media della vita si è allungata (per fortuna).

Però, per un misterioso sortilegio, la vita corre più forte e impazzita. Ci abbiamo guadagnato? A proposito: cominciamo ad organizzarci per Capodanno.

sabato 1 agosto 2009

valigia, aeroporti e attese

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MAURO EVANGELISTI
C’è chi si piazza diffidente proprio all’inizio del nastro, capta i rumori
dall’altra parte sperando di udire il ”tumf” della prima valigia
scaricata. C’è chi preferisce prenderla con distacco, sedersi sul
carrello, chiacchierare al cellulare con la mamma, intanto la valigia
prima o poi passerà sul nastro, dove scappa? C’è chi punta il nastro con
lo sguardo che sembra un mirino, passando ai raggi x ogni bagaglio per non
perdere la sfilata sul nastro della tanto attesa valigia, per poi - non si
sa perché - non riuscire ad afferrarla proprio quando appare; la insegue
spiritato travolgendo due o tre passeggeri. Comunque sia, l’attesa dei
bagagli al termine di un volo è una delle poche fasi di introspezione del
viaggio, quella che ti fa pensare al senso della tua vita, con le valigie
che passano, tutte diverse una dall’altra, con le loro storie - lo zaino
dei ragazzi che fanno l’Erasmus, il trolley grande come un Suv della bella
signora che non sa scegliere, il borsone strapieno di regali
dell’immigrato che è tornato a casa. Bene, l’altro giorno all’aeroporto di
Fiumicino, come per la verità succede troppo di frequente, qualche
centinaio di sfortunati viaggiatori ha avuto tutto il tempo per riflettere
sul senso della vita al nastro della restituzione dei bagagli, visto che
le valigie sono state riconsegnate dopo due ore. E 120 minuti, in un
sotterraneo di un aeroporto magari dopo dieci ore su un aereo sono una
ingiustificata condanna al martirio. E allora quasi ringrazi l’avidità
delle low cost, quelle che ti fanno pagare la valigia imbarcata, e ti
convincono ad adattarti e a viaggiare solo con il bagaglio a mano. Quando
vedi gli altri passeggeri accingersi a una lunga attesa al nastro, mentre
tu puoi avviarti all’uscita con il tuo piccolo trolley da 50x40x20 che
pesa meno di 10 chili, beh in quel momento non pensi che non hai la
schiuma da barba o la crema antirughe, no: prima provi una sottile
eccitazione, poi ti sembra che la tua vita - sia pure per pochi e fragili
attimi - abbia davvero un senso.

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