sabato 31 ottobre 2009

una strana storia

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Se il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito o, in questo caso,
forse altro. C'è uno scandalo di natura sessuale che causa la più rapida e
dolorosa caduta nella storia di un uomo politico; nei palazzoni delle traverse lungo la Cassia, a Roma, va in scena un inedito reality per capire quali sono gli altri famosi entrati nelle isole proibite (ma proibite da chi?). Eppure, mentre ci trastulliamo in ragionamenti che riguardano le preferenze sessuali altrui, voltiamo rapidamente la pagina più nera della brutta storia di via Gradoli.

I ricattatori non erano quattro balordi di periferia, quattro camorristi in trasferta, quattro romeni che clonano i bancomat. No, erano quattro carabinieri: secondo le accuse, avevano organizzato una centrale del ricatto e delle violenza, una piccola rete di spionaggio sulle vite e il sesso degli altri. Potenti e meno potenti. Quattro carabinieri, naturalmente, non sono l'Arma, in cui per fortuna migliaia di uomini e donne fanno il loro dovere, anche rischiando la vita per pochi soldi e molti ideali.

Quattro carabinieri corrotti, versione sgangherata e pericolosa dei personaggi della Los Angeles nera e violenta anni Cinquanta di Ellroy, non sono un male diffuso. Ma sono il sintomo di una malattia di cui bisognerà preoccuparsi, quando avremo terminato di guardare dal buco della serrature degli appartamenti di via Gradoli o via Due Ponti.

domenica 25 ottobre 2009

twit twit twit

copia e incolla da il messaggero.it

di Mauro Evangelisti
E ora ci tocca cinguettare con Twitter. Noi siamo quelli che hanno guardato la tv senza il telecomando (intanto i canali per lo zapping erano pochini e comunque non sapevamo cosa fosse lo zapping); il telefono con la ruota che girava (per comporre un numero con molti nove dovevi prendere un giorno di ferie e se ci avessero detto che un giorno, digitando un tasto, avremmo potuto richiamare l’ultimo numero avremo chiesto: ”ottimo, ma che cosa significa digitare un tasto?”); i primi fax che nelle redazioni inondavano le stanze di carta a causa di migliaia di maniaci del comunicato stampa (poi per fortuna hanno inventato la mail, ma ormai c’eravamo già giocati una fetta di foresta Amazzonica); i Commodore 64 o gli Spectrum che si avvicinavano a qualcosa di simile a un computer (nessun film di fantascienza ci disse che davanti ai discendenti di quelle scatolette ci avremmo trascorso la nostra vita); i rullini delle macchine fotografiche, da 12, 24 o 36, e quando li portavi a sviluppare erano sempre ingenue aspettative che si sgonfiavano negli occhi rossi e nel ditone sul bordo della foto (oggi i ditoni li usiamo per allargare e stringere la foto a piacimento sul touch screen e come bambini non ci sembra vero).

In vent’anni siamo stati fulminati da una stringa infinita di innovazioni, sigle, funzioni, operazioni, modifiche, procedure, avventure: alcune sempre in voga, altre cresciute e morte senza che facessimo in tempo a imparare davvero a usarle: Betamax, Vhs, Video 2000, audiocassette, videocassette, floppy disk, copiaeincolla, Wap, Gprs, Umts, dual band, triband, quadri band, sms, mms, Windows, Netscape, Altavista, Bluetooth, touchscreen, Messenger, Skype, Gps, mp3, mp4, mpeg-2, emoticon, toc-toc su messenger, webcam, videochiamata, Youtube, spegnieriaccendi che alla fine risolve sempre tutto.

Abbiamo dovuto imparare e dimenticare perché molte innovazioni sono scomparse prematuramente (alzi la mano chi si comprò un teledrin in Italia); altre - come è naturale - si sono sviluppate e migliorate. E noi sempre lì a inseguire. Oggi - è stato scritto la settimana scorsa - ci dicono che anche la mail rischia, è vicina alla pensione, farà la fine del fax, è vecchiotta; ci fanno sapere che Facebook ha già qualche ruga, e che ora bisogna concentrarsi su Twitter. Vabbè, mentre proviamo a fare partire il decoder del digitale terrestre, a cambiare un formato video di un film per caricarlo sull’iPod, a scaricare una geniale applicazione sul cellulare che ci aiuterà a ritrovare il punto dove abbiamo parcheggiato l’auto... bene mentre faremo tutto questo, impareremo anche a usare Twitter. Così sapremo cosa pensa di Roma la regina Rania.

giovedì 1 ottobre 2009

quasi quasi mi faccio un canone

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti

E’ il giorno di “Anno zero”, ospite Patriza D’Addario, la donna che divide il Paese. Così come fa dal resto Michele Santoro. Intanto, il quotidiano della famiglia Berlusconi lancia una campagna per non pagare il canone della Rai, l’unico serio competitore delle tv della famiglia Berlusconi; dopo che la maggioranza di Berlusconi ha deciso la maggioranza delle nomine dei vertici dei tg e della Rai; in singolare sintonia con il più duro oppositore di Berlusconi, Antonio Di Pietro, che il 15 settembre contestando il tg1 e Porta a Porta aveva spiegato: «Invito a disdire il canone».

Qualcosa non torna. Resta una domanda: come reagirebbe il centro sinistra se la Rai trasmettesse un “Annozero” di destra, con un Santoro, un Travaglio e un Vauro di destra? Forse con analoghe virulenza e agitazione. Vero è che quando hanno provato a inventarsi un “anti Santoro” più a destra, su Raidue, i risultati dell’auditel sono stati sconsolanti. E non c’era neppure Garko su Canale 5.

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