domenica 26 dicembre 2010

i nuovi mostri su youtube

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MAURO EVANGELISTI
Bravi gli studenti che ieri hanno protestato e, con rare eccezioni, hanno fatto prevalere la fantasia sulla violenza dopo la vergogna del martedì nero. Al loro posto, però, avremmo ideato una forma di contestazione più efficace: schermi al plasma ovunque, collegati a Youtube e filmati a ripetizione. Il primo con un (ex) esponente dell'opposizione, il mitico Scilipoti che si sfoga in radio con rara moderazione; il secondo con l'isteria al potere della vicepresidente del Senato - vicepresidente del Senato, ripetiamo- la leghista Rosi Mauro.

Il terzo con Gasparri che prima si è fatto intervistare pure da Raiyoyo per teorizzare la necessità degli arresti preventivi, poi ha fatto sapere di essere stato male interpretato. Il quarto con la pd FInocchiaro che non ha contato fino a dieci prima di parlare di infiltrazioni che se dimostrate sarebbero state una cosa molto seria. Il quinto con Alessio VInci, conduttore di Matrix, che nella tv di Berlusconi presenta Berlusconi con sobrietà ciennenniana: "Oggi è stato il giorno più buio, c'è Silvio Berlusconi a portarci un po' di luce " ( ha detto proprio così, non è un'esagerazione, andatevelo a vedere su Youtube, deve essere lo stile Cnn). Bene, vicino a questi video enormi striscioni con scritto "ma che colpa abbiamo noi": perché se c'è una generazione che deve preoccupare, beh, non è quella che oggi va alle superiori o all'università.

giovedì 16 dicembre 2010

la sfiducia nella rivolta

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Mauro Evangelisti
La violenza folle, inutile e pericolosa che ha travolto Roma martedì non può essere giustificata in alcun modo. Non c’è possibilità di dialogo con i violenti che hanno bruciato automobili di gente che non c’entrava nulla, sfasciato vetrine, rischiato di fare molto male agli agenti delle forze dell’ordine, a passanti, a commercianti, a turisti.

Con altrettanta preoccupazione va valutato il fatto che una parte dei ragazzi normali, pacifici, che hanno partecipato al corteo, hanno seguito i violenti e insultato le forze dell’ordine. E lasciamo perdere il gioco stucchevole della caccia all’infiltrato (nel senso di agente provocatore) visto che chiunque si trovasse in piazza del Popolo o in via del Corso ha visto che la violenza non era di pochi, non era della maggioranza dei ragazzi, ma era comunque di una parte consistente.

Tutto questo premesso e riscritto dieci volte, un’altra riflessione va fatta: a questi ragazzi, alla parte sana del movimento, forse andrebbero dati anche buoni esempi e modelli, non solo manganellate.

Tralasciando il passato tumultuoso negli anni Settanta di quei politici che oggi si scandalizzano contro gli scontri, forse sarebbe anche utile offrire cartoline alternative ai bunga bunga, alla compravendita dei voti in Senato, ai partiti della minoranza spaccati e impegnati a frantumarsi. Salviamoci pure la coscienza dicendo che è demagogia, che è qualunquismo, ma va detto: ai ragazzi che sanno ascoltare forse bisognerebbe offrire sogni migliori di un posto all’Atac se sei parente di

venerdì 10 dicembre 2010

johnny nuovo, intervista su mangialibri

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Intervista a Mauro Evangelisti
Articolo di: Lorenzo Strisciullo
Il primo contatto tra me e Mauro è avvenuto su Facebook, dove si parlava, tra le altre cose, della dura realtà del mondo del giornalismo. Un ambiente che lui conosce bene perché è un cronista de “Il Messaggero”. Dopo aver pubblicato tre libri-reportage Evangelisti, classe ’67, ha fatto il suo esordio nella narrativa con un romanzo che nel settembre 2010 gli è valso il Premio Carver. Un bel personaggio, insomma, e Mangialibri non poteva certo perdere l’occasione di conoscerlo di persona.
Hai vinto il premio Carver 2010 con il tuo Johnny Nuovo. Una bella soddisfazione...
Quando scrivi un romanzo non sai se davvero qualcuno ti prenderà sul serio, leggerà fino alla fine la storia. Questo valeva con molta forza per me che ero al mio primo romanzo. Sapere che una giuria, fra centinaia di libri, ha scelto proprio il mio romanzo rappresenta una soddisfazione inattesa e una sorta di legittimazione. Poi, certo, il fatto che il premio sia dedicato a Carver rende la cosa più bella. Sarà un caso, ma ora sono alle prese con dei racconti.

Johnny Nuovo è la storia di uno strano “esperimento” sociologico. Come è nata l’idea di chiudere un bambino in una stanza e farlo crescere al di fuori del mondo, o meglio, all’interno di un mondo costruito?
A volte inseguiamo i nostri pensieri, la nostra immaginazione, ci domandiamo: cosa succederebbe se... Ecco, Johnny Nuovo all'inizio degli anni 2000 nacque proprio così, inseguendo un pensiero, un’ipotesi di fantasia. Qualche anno dopo alcuni drammatici fatti di cronaca hanno proposto all'attenzione storie simili a quella dell'esperimento di K. Come dire che a volte la fantasia anticipa drammaticamente la realtà. Per scelta però la storia di K non è quella di un maniaco o di un sadico. K ha una personalità forse impalpabile, che non rientra in uno schema tradizionale. La sfida della storia era anche questa.

Il tuo romanzo mi ricorda la pellicola coreana “Old boy”, in cui un uomo viene rinchiuso in una stanza per quindici anni. Sei stato influenzato da film o libri del genere?
Onestamente non penso di essere stato influenzato né da altre opere di fantasia, né da fatti reali. Piuttosto all'inizio degli anni 2000 prendeva corpo una società sempre più sorvegliata, controllata dalle telecamere, ognuno di noi, di fatto, è al centro di un esperimento. Va ricordato, anche se non è l'elemento che colpisce maggiormente il lettore forse perché a questo siamo quasi abituati, che il ragazzo cresce nella stanza controllato costantemente dalle telecamere installate da K.

Il protagonista di Johnny Nuovo si chiama K, come i personaggi dei romanzi di Kafka Il castello e Il processo. Un caso?
In realtà la scelta del nome di K è più casuale, meno affascinante. Quando scrivevo non sapevo come chiamare il protagonista, come rappresentare la sua personalità così forte con un nome, per cui per convenzione scrivevo K per poi decidere un nome alla fine. Quando ho riletto il romanzo mi sono accorto che K funzionava e non l'ho più cambiato.

C’è nelle pagine del tuo romanzo una sorta di critica alla società moderna?
Cerco di fare un'analisi scarna e senza fronzoli più che alla società ai vari personaggi e alle loro debolezze, che poi sono le debolezze di ognuno di noi. Senza dare giudizi. Poi, ripensandoci su anche alla luce dei commenti di chi ha letto il libro, alcuni elementi del romanzo portano anche ad alcuni riflessioni: c'è chi osserva che K, come avviene nelle famiglie di oggi, tenta, in modo estremo, di proteggere il ragazzino, Johnny. Di evitargli dolore e sofferenza. Altri sottolineano il tema della manipolazione, anche questo di evidente attualità.

Cosa c’è scritto sul tuo biglietto da visita: giornalista o scrittore?
C'è scritto, in grande, giornalista. E molto, molto piccolo anche scrittore. Speriamo che la definizione giornalista resti, ma che prenda consistenza anche la seconda. Scrittore.

giovedì 9 dicembre 2010

roma, parentopoli e i figli di

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di Mauro Evangelisti
«Come funziona? 45 per cento al Pdl, 20 per cento ai sindacati, un po’ anche all’opposizione... E’ normale. Come pensate che facesse chi c’era prima?».

Magari non è vero niente. Non è vero che vi siano le fette della torta decise a tavolino per le assunzioni a chiamata diretta; magari è solo una sparata a tavola dopo un bicchiere di vino; magari sono solo coincidenze che fra gli assunti a chiamata diretta dell’Atac, ma anche dell’Ama, vi siano tanti cognomi conosciuti, tante segretarie di, tante fidanzate di, tanti parenti di (meglio non usare la formula figlio di). Vero, forse nel calderone spesso si mette anche chi non c’entra, chi un posto di lavoro lo aveva anche prima dei mutati equilibri politici, chi in fondo è un minuscolo privilegiato da 1.200 euro al mese. Però la storia della parentopoli delle municipalizzate romane una lezione la offre e vale oltre qualsiasi colore politico: ogni rivoluzione, ogni rinnovamento, ogni grande cambiamento si ferma sempre quando si arriva alla casella dei posti di lavoro da distribuire, del logoro tengo famiglia (o anche moglie, amante, fidanzata).

«Forse con amanti e parenti si è esagerato, ma comunque è normale che cerchi di aiutare chi ti ha aiutato in campagna elettorale». Normale? E chi non ha mai avuto legami politici nè a destra nè a sinistra deve adattarsi alla disoccupazione? Ma soprattutto: se i bilanci fossero splendenti, vabbè, si potrebbe pure accettare, ma il problema è che con il «così fan tutti» i bilanci sono uno sprofondo rosso pauroso, gli autobus non sono un esempio di efficienza scandinava e il cittadino senza santi né in paradiso né in sezione si attacca al tram.

venerdì 3 dicembre 2010

mangialibri e johnny nuovo

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Johnny Nuovo
Mauro Evangelisti
Romanzo
CartaCanta
2010
Articolo di: Lorenzo Strisciullo

K ha un matrimonio fallito alle spalle e dopo aver girato tutto il mondo fa ritorno al suo paese perché il padre è morto. Quando era piccolo il padre di K, rientrando a casa, ha trovato la moglie a letto con un altro uomo. Non ha esitato. Ha preso una pistola e ha fatto fuoco. Prima sull’uomo, poi sulla moglie. Il padre di K è uno stimato ingegnere ed è riuscito ad insabbiare la storia. K non sa la verità e non la saprà mai. Dopo la morte del padre K decide di volere un bambino. Per questo, dopo aver girato alcuni paesi, trova una ragazza disposta a vendergli il suo. Dopo alcuni giorni il bambino muore. Per caso K s’imbatte in Lea, una prostituta in fuga dal suo protettore. Lea è incinta e K la porta a casa sua: la aiuterà a partorire. Ma Lea muore durante il parto e il bambino si salva. K decide di tenerlo e fa costruire sotto la sua villa una grande stanza delle dimensioni di un campo di calcio, senza finestre ma con la luce artificiale, niente televisore né elettrodomestici. Il bambino dovrà crescere in questa stanza senza sapere che fuori esiste il mondo. L’unica porta darà sulla stanza di K e il bambino non potrà mai oltrepassarla. L’unico riferimento per il bambino sarà lui: K…
Nel 1998 in The Truman Show Jim Carrey interpretava Truman Burbank, un trentenne che ignorava che la sua esistenza fosse al centro dello spettacolo televisivo incentrato sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla sua nascita. Truman viveva su un isolotto ricostruito all’interno di un enorme studio televisivo dove tutti erano attori e recitavano un ruolo nella sua vita. Ancora più atroce è l’esperimento del signor K, psicopatico protagonista di Johnny Nuovo, primo romanzo del giornalista de Il Messaggero Mauro Evangelisti, vincitore del Premio Carver per la narrativa 2010. La vicenda che viene raccontata si muove intorno a nuclei narrativi semplici e di stampo cronachistico, sviluppati su piani temporali differenti. Si parte con il passato del signor K e dai suoi traumi esistenziali che scatenano in lui una voglia folle e innaturale: prendere un essere umano, collocarlo in uno spazio delimitato e plasmarlo. Sta proprio qui la chiave di lettura di Johnny Nuovo, il plasmare a proprio piacimento un individuo, fallo crescere seguendo i propri istinti, non spiegargli il concetto di mondo, morte, inizio e fine. Solo la vita. Anzi due. Quella del signor K, creatore di un personalissimo reality-show, e quella del ragazzo, ignaro protagonista di un gioco perverso. Ma l’uomo vive di scoperte e di rinascite. E quando il ragazzo si accorgerà dell’esistenza di un “fuori”, di una realtà esterna, sarà pronto a vivere la propria rinascita e presentarsi al mondo con un nome e un cognome: Johnny Nuovo

giovedì 2 dicembre 2010

il mondo in tasca

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di Mauro Evangelisti
La portabilità della tecnologia ci mantiene vicini a chi è lontano ma - a volte - ci allontana da chi ci è vicino. Ci lega a una massa d'informazioni sul mondo, ma - a volte - ci distacca dal nostro mondo. Fateci caso: in una cena al ristorante vedrete sempre qualcuno ricurvo sul suo cellulare che non conversa con gli altri. Una compagnia telefonica asiatica su questo tema ha realizzato uno spot molto efficace: mostra varie situazioni - un pranzo in famiglia, un viaggio di un gruppo di amici, un padre con i suoi figli, una coppia di fidanzati - in cui il protagonista è concentrato sul suo smartphone e chi è attorno a lui, anche gli affetti più cari, scompare, restano solo i vestiti senza il corpo dentro.

Come dire: usate con moderazione altrimenti perdete il mondo reale. E' un po' come gli spot degli alcolici che, per essere politicamente corretti, ci invitano comunque a bere in modo responsabile. Fra smartphone, tablet, netbook, caccia all'ultima applicazione ma anche semplici cellulari da 150 euro, la nostra tecnologica coperta di Linus ci aiuta a lavorare quando siamo in giro o vincere la noia nei tempi morti ma a volte ci fa alzare degli steccati di cui neppure ci accorgiamo. E se una volta erano solo i quindicenni a fare arrabbiare i genitori perché a tavola continuavano a mandare sms invece di conversare, oggi il fenomeno dell'auto isolamento vale per tutte le età.

wiki wiki

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di Mauro Evangelisti
C'erano una volta i Beatles e i Rolling Stones, oggi ci sono Zuckerberg, Assange e Steve Jobs. Andiamo per ordine. Il film del momento ha come protagonista Mark Zuckerberg, il ventiseienne che ha inventato Facebook. L'uomo del giorno, anche il più ricercato, è Julian Assange, giornalista australiano, anima del sito Wikileaks, che sta facendo tremare le basi su cui si poggia il precario equilibrio del mondo moderno. Larry Page e Sergey Brin con Google hanno creato uno straordinario strumento di rinnovamento ma anche di potere.

Fra quelli della vecchia guardia, Steve Jobs ogni qual volta decide di presentare un nuovo prodotto, che magari è solo la versione più gradevole e ruffiana di cose già esistenti, alimenta come nessun altro aspettative e file davanti ai suoi store.

Ecco, con caratteristiche differenti, sono loro le nuove star globali, un tempo erano i Beatles e i Rolling Stones, ora a muovere l'attenzione delle masse sono coloro che svolgono un ruolo da protagonista nel territorio della tecnologia e della rete. E anche la volenterosa Lady Gaga stenta a reggere la concorrenza.

giovedì 11 novembre 2010

il bunga bunga del mulinobianco

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di Mauro Evangelisti
Nei giorni del bunga bunga fa sorridere questo gran parlare di «valori della famiglia»; nell’era delle feste con ragazze e ragazzine sarebbe troppo facile ironizzare su questi richiami alla famiglia - embè - che, per carità, come precisava ieri un importante esponente del Pdl laziale, deve essere «l’unione stabile fra un uomo ed una donna fondata sul matrimonio»; questo annunciare aiuti alle famiglie più bisognose, purché siano composte da coniugi che abbiano figli, stride con i racconti sui fiumi di migliaia di euro che con tanta facilità bagnano queste feste e le ragazze festeggianti. Va bene, è demagogia, fermiamoci qui.

Ma ciò che colpisce in questa insistenza sul modello unico di famiglia da aiutare - quella mulinobianco come se la vita non fosse un filo più complicata - è constatare che non si parla mai delle ragazze madri.

Giustissimo aiutare la famiglia in difficoltà fatta da marito, moglie e tanti figli. Ma non c’è solo questo. E la ragazza che ha avuto la forza di non abortire e stringe i denti per tirare su il figlio nel migliore modo possibile? No, a noi interessa solo il mulinobianco che rispetti - embè - i valori d’ordinanza.

Allo stesso modo ci si dimentica magari della famiglia fatta da una vedova che con una pensione eroicamente si batte per consentire al figlio di terminare l’università, o dall’operaio che abita con i genitori anziani e si sbatte per aiutarli a condurre una vita dignitosa.

Basterebbe tutto questo, anche volendosi dimenticare i diritti delle unioni di fatto, per urlare che siamo un po’ stufi della politica dei bunga bunga, dei miliardari lontani dalla vita reale e degli irreali mulinibianchi. La vita non è un film, è più complicata.

giovedì 4 novembre 2010

tu mi ruby l'anima

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Mauro Evangelisti
Cosa vuoi fare da grande? Voglio andare alle feste del bunga bunga e guadagnare molti soldi. Ci sono giovani che ogni giorno studiano, lavorano, progettano, faticano, fanno i camerieri per pagarsi gli studi, preparano il loro futuro, coltivano un talento, provano a scrivere un romanzo, a diventare cantanti, attori, giornalisti, imparano a riparare un'auto o a fare bene le parrucchiere. Meriterebbero più attenzione di quanto ne sta ottenendo Ruby. L'altro giorno, in un'intervista, il padre (quello vero, non Mubarak) ha spiegato che fa il venditore ambulante, guadagna venti euro al giorno quando non piove. Ruby in un'intervista - sempre che sia sincera - ha detto di avere incassato 7.000 euro dopo una festa. Ora è famosa, si parla di lei anche all'estero; ci sono altri giovani divenuti famosi in tutto il mondo ma con l'arte, lo studio, l'impegno e il talento. Nel rispetto di una ragazza appena maggiorenne, con la speranza che si faccia il meno male possibile in questa storia; e con in mente una delle frasi memorabili di questa brutta commedia; provocatoriamente viene da dire: meglio Tiziano Ferro di Ruby.

giovedì 28 ottobre 2010

banda della magliana, derby lazio-roma e sky

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di Mauro Evangelisti
A Sky di solito sono geniali nel confezionare idee come quella degli spot di inizio campionato con i giocatori fighi e i loro sosia bruttini. Ma per pubblicizzare il derby Lazio-Roma del 7 novembre hanno rispolverato il presunto fascino vintage di “Romanzo Criminale”. Forti anche del traino della seconda serie. Roma e la Banda della Magliana. E’ un abbinamento scherzoso, sia chiaro, astenersi scandali da benpensanti o interrogazioni parlamentari. Però non si sentiva la mancanza di questo spot che lega Banda della Magliana e pallone romano.

La Capitale e il suo derby meriterebbero e offrono un olimpo più vasto da cui attingere. Nella storia e nel presente di Roma, della Roma e della Lazio si può ricorrere a un immaginario migliore di quello proposto dalla storia di una banda di criminali che, anche se raccontata dalle pagine di un bellissimo romanzo, ha poco di memorabile. La sua “quasi celebrazione” sta pericolosamente avvicinandosi alla soglia del pedante e rindondante. Così come Roma non è quella della magnata di pajata sotto il Parlamento, non è neppure quella del Freddo e del Dandi. C’è altro.

venerdì 22 ottobre 2010

anagnina, cori spezzati

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Mauro Evangelisti
Il ragazzo che ha sferrato un pugno a una donna - un pugno a una donna, già questo un tempo sarebbe stato disonorevole - e l'ha uccisa non è un eroe che lotta contro il sistema, non è Nelson Mandela, neppure uno che si batte con passione per una causa magari sbagliatissima. Eppure, sotto casa sono apparsi gli striscioni di chi invocava la sua libertà; non è stato portato in carcere fra le urla non di chi era infuriato (anche questo non sarebbe stato accettabile, ma di solito è così) contro chi ha commesso un reato. No, le urla erano di chi esaltava il nome del ragazzo (Alessio libero) e criticava le forze dell'ordine. C'è da scommettere che fra i ragazzi che hanno urlato contro l'arresto ce ne sono molti che in altri casi di cronaca con altrettanta facilità invocavano stoltamente la pena di morte o giù di lì. E' ovviamente lecito domandarsi se per la tragedia avvenuta alla periferia di Roma, all'Anagnina, sia giustificato il carcere prima di una sentenza; perfino riflettere su eventuali attenuanti, ma di qui a inneggiare al giovane come un eroe, beh, ce ne passa parecchio. Quanto sono rappresentativi quelle urla, quei ragazzi di una generazione, di una città, di un Paese? Forse poco. Forse.

giovedì 14 ottobre 2010

gf cile

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Altro che Grande Fratello: il vero reality arriva dal Cile


di Mauro Evangelisti
Lunedì comincia l’undicesima edizione del Grande Fratello. Sì, che ci piaccia o non ci piaccia, sono undici anni che ogni tanto uno sguardo su quanto succede nella casa lo buttiamo; abbiamo imparato a rivalutare alcuni dei concorrenti delle prime edizioni - dal bravo e sfortunato Pietro Taricone a uno degli attori più apprezzati del cinema italiano, Luca Argentero -; ci siamo francamente annoiati per le ultime edizioni (del vincitore del Gf10 ricordiamo soprattutto gli eccessi e magari non è neppure colpa sua).

Ma il vero grande fratello reale, non reality, è finito in queste ore, con il ritorno alla superficie dei 33 minatori cileni intrappolati a 600 metri di profondità per oltre due mesi. Grazie a una telecamera hanno rilanciato all’esterno le loro immagini quotidiane di prigionieri in attesa di essere liberati e conquistato l’attenzione di tutto il mondo, tanto che ieri Bbcnews e Skynews ma anche i siti internet più importanti, hanno assicurato la diretta sull’“uscita dalla casa” dei minatori in quel minuscolo e miracoloso ascensore.

E anche lì non poteva mancare un risvolto gossip, perché la realtà imita i reality, come la storia della moglie e dell’amante del ventunesimo minatore risalito, Yonny Barrios. Le due donne, secondo le migliori tradizioni, hanno scoperto la rispettiva esistenza quando si è trattato di chiedere il contributo economico riconosciuto alle famiglie.

Titolo, fra i milioni di titoli, di un giornale cileno che rende bene l’idea: “Yonny Barrios: el minero atrapado al que se lo pelea la esposa y la amante” (la traduzione non serve). Ecco, di sicuro quel minatore è molto contento di essere uscito, ma nelle prossime ore - travolto dall’affetto di moglie ed amante - rimpiangerà la calma della prigionia sotterranea.

mercoledì 13 ottobre 2010

johnny nuovo va sull'ipad, sul kindle, ovunque si possa leggere un ebook

www.bookrepublic.it

http://www.bookrepublic.it/book/9788896629222-johnny-nuovo/

giovedì 7 ottobre 2010

"...è peggio di maurizio costanzo"

commento di un lettore al titoli di coda sul pranzo bossi-polverini-alemanno uscito su ilmessaggero.it

"...e questa la chiama analisi? Evangelisti, lei (e le dò del lei...) è un maestro di qualunquismo, dinoccola false perle di saggezza senza spiegare nulla, non arriva alle motivazioni reali e analizza i fatti con la stessa tempra di una signora con le borse della spesa su un pullman affollato...mi chiedo chi è che le consente di scrivere siffatti inutili editoriali...è peggio di maurizio costanzo..."
commento inviato il 07-10-2010 alle 14:20 da Rudolph

porci con le ali

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Mauro Evangelisti
Siamo simpatici italiani. Se uno dice che siamo dei maiali, lo invitiamo a pranzo. Mica come in Germania dove se un ministro dicesse che quelli di Berlino sono tutti porci lo caccerebbero a pedate; mica come in Francia dove se uno insultasse Parigi sarebbe radiato dalla politica; mica come negli Usa, dove se un collaboratore di Obama desse dei maiali a quelli di Washington, New York o anche di Tampa Bay farebbe una brutta fine. No, in Italia i romani si prendono l’insulto, ti invitano a pranzo, t’imboccano soavemente, e anzi ti offrono la piazza del centro di Roma per schierare tutti i tuoi amici leghisti con tanto di magliette verdi e simboli stranamente simili a quelli della scuola di Adro. Siamo simpatici italiani, puoi tranquillamente parlare al Senato e insultare gli ebrei, puoi essere il capo del Governo e raccontare barzellette con fugace bestemmia finale. Siamo simpatici, però poi ci scandalizziamo se un comico dice una parolaccia di troppo su Raitre - signora mia, che vergogna - e cacciamo un giovanotto dal Grande fratello, perché pure a lui era scappata la bestemmia.

domenica 3 ottobre 2010

libriconsigliati.it, intervista su johnny nuovo

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Premio Carver 2010: vince Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti.

Dopo aver ricevuto in lettura e recensito il romanzo vincitore del premio Carver 2010, Johnny Nuovo – Il ragazzo che non conosceva il mondo, abbiamo intervistato il bravo Mauro Evangelisti, scrittore e giornalista de Il Messaggero. Di seguito, l’intervista in esclusiva per i lettori di Libri Consigliati.
Intervista di Maria Grazia Piemontese


Piemontese Stile da reportage, storia di cronaca e sviluppo romanzesco: un mix che ti ha reso vincitore del premio Carver 2010. Come ti trovi in questa “nuova veste”?

Evangelisti Si tratta del mio primo romanzo. Avevo pubblicato altri libri, ma si trattava di saggi e libri di viaggio. Scrivere un romanzo è, dico la verità, molto più complicato. Ma è anche una bella sfida: devi partire da un punto A e arrivare a un punto B, costruendo una storia che abbia una logica, uno sviluppo, dei colpi di scena; e soprattutto devi convincere il lettore a seguirti. Non è affatto semplice, ma è molto interessante. Soprattutto è stimolante ascoltare i commenti di chi ha letto i libri, interpretazioni a volte molto belle e centrate ma che vanno oltre il significato che tu volevi dare.

Piemontese È difficile definire nettamente la natura dei protagonisti di Johnny Nuovo: buono-cattivo, giusto-sbagliato non sono categorizzazioni facilmente applicabili. Ritieni questo sia un punto di forza del tuo romanzo?

Evangelisti Penso proprio di sì. Qualcuno ha osservato che i personaggi del mio libro sono quasi tutti negativi. Non sono d’accordo. Concordo invece con la tua analisi. Ho lasciato tutti i personaggi in un territorio di confine, senza dare giudizi, e concedendo al lettore il diritto all’interpretazione finale. È molto interessante, fra l’altro, constatare come da lettori diversi spesso arrivino giudizi molto distanti sullo stesso personaggio.

Piemontese Leggendo il tuo romanzo risulta immediato il richiamo a fatti di cronaca piuttosto recenti (primo fra tutti il caso del padre-padrone austriaco Josef Fritzl). Quanto hai attinto alla realtà e quanto nasce dalla tua fantasia.

Evangelisti Capisco che leggendo ”Johnny Nuovo” uno pensa alla storia di Josef Fritzl, ma anche a quella simile di Natasha la ragazza austriaca prigioniera in una casa. Beh, sembra incredibile, ma ”Johnny Nuovo” in realtà è stato scritto prima, 8-9 anni fa anche se sono riuscito a pubblicarlo solo nel 2010. Dunque, possiamo davvero dire che la realtà ha imitato la fantasia, anche se in realtà ”Johnny Nuovo” ha una storia più estrema, in cui il bambino-ragazzo prigioniero non conosce per nulla il mondo esterno, non ne conosce la sua esistenza.

Piemontese Il protagonista ha un nome piuttosto singolare ed evocativo: K. Il riferimento a Kafka non può essere casuale.

Evangelisti La spiegazione della scelta del nome K è molto banale, forse un po’ deludente: quando ho cominciato a scrivere non sapevo come chiamare il personaggio. Così l’ho chiamato K per poi decidere in seguito il nome. A romanzo concluso mi sono accorto che funionava così e non l’ho cambiato. Oltre che a Kafka, c’è stato chi ha pensato che fosse un riferimento al bellissimo libro ”Trilogia della città di K” (Agota Kristof, N.d.R.), ma anche in questo caso non era vero.

Piemontese K osserva senza sosta il bambino rapito, gli psicologi studiano ogni sua mossa, dopo l’avvenuta liberazione Johnny vuole rivedere K davanti alle telecamere e acquista i diritti della sua biografia. Semplice costruzione narrativa o aperta critica ai reality show?

Evangelisti Osservazione giustissima. Teniamo conto che quando ho scritto questo romanzo erano i primi anni in cui in Italia era arrivata la trasmissione ”Grande fratello”. Oggi i reality sono qualcosa di scontato e noioso, ma in quegli anni erano davvero qualcosa di nuovo. In generale, poi, ormai siamo tutti osservati, spiati, intercettati, controllati da telecamere di sorveglianza: quello che succede a Johnny, in fondo, ora succede a tutti noi.

Piemontese Leggendo il tuo romanzo, più che dalla crudeltà sono stata colpita dalla ferma volontà che ha K di crescere Johnny come un individuo forte e totalmente autonomo, in modo da permettergli di non dover mai dipendere da nessuno e sfuggire così a dolori e delusioni. Hai lasciato al lettore, in definitiva, il compito di identificare K con un mostro o con un uomo solo che reagisce alla sua solitudine. K è a suo modo un “eroe positivo”?

Evangelisti Con amici che hanno letto il libro a lungo abbiamo discusso su una domanda: K è un mostro? Secondo me no. È un personaggio che vive in un territorio di confine, segnato da un’esperienza negativa – anche se in nessuna parte del libro si dice che quella sia all’origine della sua scelta. Dire che è un eroe positivo è eccessivo, certo. Fra l’altro, fra i lettori, ci sono due interpretazioni: c’è chi vede nel suo esperimento il tentativo di proteggere il bambino, di salvarlo dall’esperienza del dolore; ma c’è chi invece rimane più colpito dal suo desiderio di manipolare, plasmare il bambino. Protezione da una parte, manipolazione dall’altro, sono entrambi concetti che nella società contemporanea hanno guadagnato grande importanza.

Piemontese Il figlio di Fidel – Un bambino tra revolucion e Disneyworld; Johnny Nuovo. Il ragazzo che non conosceva il mondo. Al centro di questi due tuoi lavori la storia travagliata di due bambini. Si tratta di una semplice casualità?

Evangelisti Il parallelo fra i due libri è corretto. La storia di Elian – raccontata ne Il figlio di Fidel – parla di un fatto di cronaca, del bambino cubano portato in Florida, sradicato dal suo ambiente, che si ritrovò all’improvviso sbalestrato, dai vicoli di una cittadina cubana all’opulenza, ai parchi di divertimento, all’attenzione dei media in Florida. Detto in modo banale: quanto l’ambiente in cui un bambino cresce segna la sua vita e la sua personalità? È una domanda che mi ha sempre affascinato.

Piemontese Nel romanzo avvengono due tradimenti, entrambi verranno puniti con l’omicidio. L’unico amore “puro” è quello di Beatrice che, pur di non ingannare K, decide di abbandonarlo. Questo ennesimo dolore ha delle ripercussioni violente che scateneranno l’evoluzione psichica di K. L’assenza d’amore e l’infedeltà sono il motore, la scintilla che accende la macchina narrativa: non c’è spazio per un amore sereno, quindi.

Evangelisti Il dolore, l’amore tradito o negato, sono esperienze forti che spesso segnano il corso della nostra esistenza. Penso che valga, con modalità diverse, per ognuno di noi. Temo che sia più frequente incontrare storie di traumi legati ai sentimenti che storie di amore serene e cristalline. Inoltre, fra le righe del libro ci sono anche sentimenti positivi: l’affetto della figlia di Beatrice per la madre, ad esempio; l’amicizia fedele del giornalista per il padre di K; un’altra storia di amore che matura nella parte finale del libro e che non raccontiamo per non rivelarne troppo la trama. Insomma, anche se in molti dicono che sono stato troppo cupo, nego con forza che sia un romanzo completamento negativo.

Piemontese Una tua breve riflessione sullo stato dell’editoria italiana, in riferimento alla tua esperienza di pubblicazione con CartaCanta.

Evangelisti Non sono un esperto del settore. Posso solo dire che dovremmo avere tutti più attenzione per le case editrici piccole e coraggiose che sanno scegliere bei libri – a parte il mio, ovviamente – come sta facendo Carta Canta. Lo dico senza piaggeria. In generale tante belle storie non finiscono all’attenzione del grande pubblico perché le grandi case editrici seguono alcune logiche, quelle piccole faticano ad emergere. Cambierà qualcosa con l’avvento degli e-book? Vedremo.

intervista a cura di Maria Grazia Piemontese per Libri Consigliati

www.libriconsigliati.it

giovedì 30 settembre 2010

la durata di un sogno

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Mauro Evangelisti
Se siete in grado di sopportare mugugni e lamentele di chi in sala non riesce a districarsi in una sceneggiatura che magistralmente ci chiude ubriachi in un labirinto, c’è un film da vedere che fa riflettere. Al di là delle caratteristiche della megaproduzione hollywoodiana che ovviamente propone molti effetti speciali, combattimenti, inseguimenti e più di un luogo comune. E’ “Inception” in cui il protagonista, interpretato da Leonardo Di Caprio, entra nei sogni altrui per carpirne i segreti o - e questa è la missione più difficile - per innescare idee e desideri.

Senza andare a rivelare trama e colpi di scena, il film recupera un concetto forte, già sviscerato da “Matrix” e, in fondo, anche da “Avatar”: quanto può divenire difficile comprendere quale sia la realtà vera, quale quella virtuale; quando la dimensione del sogno diviene la nostra realtà; quando la realtà ci appare solo come un ripiego. Quanto siano sfuggenti i confini fra vero e virtuale e quanto, a volte, preferiamo convincerci che quei confini non esistano.

Forse, il futuro è questo: la realtà fatta di carne e ossa perderà, lentamente, di importanza; quella virtuale, che sia un sogno o che sia un software, diventerà la nostra sostanza. Complicato? Non avete ancora visto “Inception”...

martedì 28 settembre 2010

johnny nuovo, ottima recensione da libriconsigliati

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Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti
Una vecchia sedia impolverata, un muro di cemento ingrigito, chiaroscuro imperante, vuoto. Manca un oggetto, una persona, un elemento che dia motivazione e “concretezza” a quella sedia. Questa l’immagine di copertina del primo romanzo di Mauro Evangelisti, fresco vincitore del premio Carver 2010. Una scelta grafica che fa presagire una storia buia e inquietante. La solitudine e l’abbandono, o meglio la solitudine per l’abbandono, è il tema portante del libro e la causa scatenante degli imprevedibili eventi che si susseguono nell’arco di centoundici pagine. Uno spazio breve e concentratissimo in cui si muovono personaggi solo apparentemente distanti.

Dopo la scomparsa della madre, uccisa dal marito perché sorpresa a letto con un altro, e la fuga della moglie, annoiata da una vita troppo regolare per una ventiduenne, K decide di cambiare radicalmente il corso della sua esistenza. Vagando da una nazione all’altra, il più lontano possibile da casa sua, K comincia a nutrire un terrificante desiderio: plasmare la mente di un essere umano. Come un macabro Grande fratello, per 18 anni K osserva in modo maniacale le reazioni del neonato che ha rapito e che tiene rinchiuso in un bunker di cemento grande quanto un campo di calcio. Un ambiente asettico, lontano dalle influenze esterne, il tutto finalizzato a “garantire” al piccolo protezione dal mondo.

Peccato che la gente normale la pensi diversamente : la pm Francesca Rapisarda, che mentre interroga K riflette sulla sua giovinezza svanita e cerca conferma della sua bellezza attraverso il tradimento; Alberto, l’uomo che ha visto crescere K e gli nasconde la natura uxoricida di suo padre; Beatrice che ha messo fine al suo matrimonio con K ma continua ad amarlo, in solitudine; gli psicologi che danno un’identità al ragazzo rapito, Johnny Nuovo, ma che nei suoi riguardi hanno lo stesso vigile e studioso atteggiamento del rapitore.
K si erge alla figura di supereroe, che salva un essere umano dalle brutture del mondo, e appare emblematica la scelta di una lettera come nome, K, proprio come avviene per certi protagonisti del mondo del fumetto (anche se il pensiero non può, al contempo, non andare al K., protagonista de Il castello di Franz Kafka). Riacquistata la libertà, Johnny non nutrirà rancore nei confronti del suo rapitore, anzi si ritroverà a pensare a lui con nostalgia, riconoscente, perché per diciotto anni proprio K ha fatto sì che Johnny crescesse in un mondo semplice e lineare, immune al triste concetto di morte.

Prigione e libertà, giusto e sbagliato. Tutto si confonde nella mente del lettore che si interroga costantemente sui gesti e i pensieri dei protagonisti. La narrazione è scandita da ritmi serrati, da frasi brevi o spezzate da fitta punteggiatura che tengono alta la tensione nel lettore, continuamente chiamato non solo a seguire le fila delle storie che si intrecciano, ma anche a passare da un piano temporale all’altro. Passato, presente e futuro, nessuno escluso.

Maria Grazia Piemontese per Libri Consigliati

domenica 26 settembre 2010

il romanzo "johnny nuovo" ha vinto il premio carver

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Il Premio Carver a Mauro Evangelisti



CIVITAVECCHIA (26 settembre) - Il romanzo di Mauro Evangelisti "Johnny Nuovo" ha vinto il premio Carver per la narrativa. Nato nel 2002 su iniziativa della rivista Prospektiva, il Carver si propone nel panorama dei riconoscimenti letterari italiani come un "controconcorso": i nomi dei giurati che scelgono i vincitori restano segreti fino alla fine, per evitare il meccanismo delle telefonate, delle raccomandazioni, delle pressioni da parte degli editori. Il presidente del premio Andrea Giannasi, che sceglie le cinquine dei candidati, sostiene di voler dare importanza solo al libro, «senza guardare chi è l'autore o la casa editrice».

Oltre a Evangelisti, nelle altre sezioni sono stati premiati anche per la saggistica Angela Camuso ("Mai ci fu pietà", libro-inchiesta sulla banda della Magliana pubblicato da Editori Riuniti) e per la poesia Marco Saya ("Situazione Temporanea", pubblicato da Puntoacapo).

Giornalista e saggista, Mauro Evangelisti lavora da anni come cronista al "Messaggero" (fra l'altro è una delle firme della rubrica "Titoli di Coda" per ilmessaggero.it) e prima di esordire nella narrativa aveva pubblicato tre libri-reportage. Edito da Cartacanta, "Johnny Nuovo" è un viaggio negli abissi del male, un racconto agile e spiazzante, scritto in una lingua diretta, con uno stile che non scade mai nel compiacimento letterario.

Pie. P.

sabato 25 settembre 2010

berlusconi e fini a forum, facciamola finita

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Mauro Evangelisti
Ah, i cari vecchi servizi deviati di una volta. I documenti verissimi, veri, verosimili o tarocchi. I cognati che lavano la Ferrari. Il presidente del Consiglio che gongola grazie alla campagna condotta dal quotidiano del fratello contro colui che, ci ha raccontato per sedici anni, in fondo era quasi come un fratello, tanto bravo che avrebbe dovuto fare il sindaco di Roma al posto di Rutelli. Beh, entrambi ci hanno messo sedici anni per scoprire che l'altro era inaffidabile. Nel pianeta terra, e non in quello digitale terrestre, verrebbe da dire che a questo punto dovrebbe vacillare la fiducia per entrambi. E mentre il Paese si trastulla fra compravendite immobiliari di un appartamento di proprietà privata a Montecarlo (se la vedano quelli di Alleanza nazionale fra di loro, vadano a Forum, che c'entra tutto il resto del Paese?), mentre, piccolo esempio, in Parlamento ha fatto un altro passo avanti la legge che metterà parte del Grande raccordo a Roma a pagamento, mentre meno tasse per tutti è rimasto uno splendido slogan vero quasi come il più pomposo ti amerò per sempre pronunciato alla terza Caipiroska, mentre - si può dire? - i ricchi sono sempre più ricchi, la classe media è sempre più medio-bassa, i poveri sempre più poveri, ecco non puoi nemmeno osservare che si sta ballando sul Titanic perché altrimenti è solo bolsa demagogia. E allora mambo.

giovedì 16 settembre 2010

leonardo express, bagagli a fiumicino, metro a e b: il calvario

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Mauro Evangelisti
A Roma c’è un terribile percorso di sopravvivenza. Parte dal binario 25 del Leonardo Express (il treno che per la non tanto modica cifra di 14 euro vi porta dai confini sadicamente remoti dalla stazione Termini all’aeroporto di Fiumicino) e arriva alle fermate della Metro A e B, sempre di Termini. Provate a farlo, nei due sensi, come un normale turista o come un romano che sta andando all’aeroporto o sta tornando a casa dopo un lungo viaggio. Trascinatevi dietro un trolley regolamentare, neanche tanto gigante, di quelli da dieci chili per i voli low cost. Beh, vi troverete ad affrontare una squallida, sfibrante e snervante sfida da ”Giochi senza frontiere”. O per essere un filo più attuale, almeno tre o quattro livelli di un game della Playstation fatto di cunicoli, scaloni, budelli delimitati da lamiere, cartelli criptici scritti a mano, desolazione dilagante. Welcome to Italy. Si dirà: ma è normale, ci sono i lavori in corso proprio per rifare e rendere più moderni i collegamenti fra la stazione ferroviaria e i treni della metro. Giusto, benissimo, meno male. Ma che ci voleva a organizzare meglio il percorso, a renderlo più accogliente, meno orrido, ad arricchirlo da cartelli di scuse per i disagi, di frecce magari non tracciate a mano, di riproduzioni di progetti su come diventerà quel benedetto collegamento che per ora sembra una pubblicità regresso: ci invita a non usare i mezzi pubblici. E’ solo un esempio di come accogliamo i turisti ma anche di come ci facciamo del male quando da romani e italiani siamo noi a dovere usare metropolitana, treni, collegamenti fino all’aeroporto. Dove, seconda mazzata, non troviamo lo scalo più bello del mondo, anzi. E dove spesso siamo costretti a volte a sfiorare l’ora di attesa per la restituzione della valigia (sempre meglio autoeducarci al solo bagaglio a mano, è ormai l’unica scappatoia). Sono solo due esempi di come accogliamo i turisti (e ieri Tripadvisor piazzava la Capitale come una delle città più pericolose per i borseggi). Ecco, Roma e il resto d’Italia devono avere davvero un fascino irripetibile se nonostante tutto questo i turisti continuano a venire. Ma quanti di loro tornano?

venerdì 10 settembre 2010

un paese provvisorio

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di Mauro Evangelisti
Ci dissero: vedrete, sarà fenomenale il bipolarismo. O di là o di qua. Addio partitocrazia, frantumazione. Addio partiti dall'1 o 2 virgola poco con ministri e potere. Vedrete, l'Italia conoscerà la stabilità e gli amici stranieri finiranno di prenderci in giro perché da noi i governi sono come gli amori d'estate a Rimini, durano poco. O di là o di qua, evviva.

Oggi, a due anni dalle elezioni in cui quelli di qua avevano battuto con una gigantesca maggioranza quelli di là, scopriamo che non funziona proprio così.

La semplificazione attorno a due partitoni - Pdl e Pd - si è già frantumata, abbiamo dovuto prendere confidenza con sigle nuove. Fli e Api, ad esempio, fondati - ironia del destino - da coloro che più di tre lustri fa, a Roma, furono protagonisti della prova generale dell'"o di là o di qua", Fini e Rutelli. E soprattutto si parla, ci risiamo, di elezioni anticipate. Quando il solito amico straniero telefona per prenderci in giro, premiamo il tasto rosso e rifiutiamo la chiamata.

martedì 7 settembre 2010

il romanzo "johnny nuovo" finalista del premio carver

PREMIO CARVER EDIZIONE 2010

News

La giuria del Carver, contropremio dell'editoria italiana, presieduta da Andrea Giannasi rende note le cinquine dei libri finalisti all'edizione 2010.Presente da otto anni il Carver non premia gli editori o i nomi degli autori, ma soltanto i libri. Dopo attenta lettura dei giurati - rigorosamente celati per evitare tirate di maniche - domenica 26 settembre a Civitavecchia presso la sala "Molinari" nella Cittadella della Musica alle ore 17, si conosceranno il libri vincitore di ogni sezione in gara: saggistica, narrativa e poesia.

Per l'edizione 2010 le cinquine sono così composte

Per la saggistica:
Montelepre, il dopoguerra e i misteri di Giuliano di Salvatore Badalamenti (La Zisa)
Mai ci fu pietà. La banda della Magliana dal 1977 a oggi di Angela Camuso (Editori Riuniti)
Universi quasi paralleli. Dalla fantascienza alla guerriglia mediatica di Antonio Caronia (Cut-Up)
Teoria e pratica dell’omicidio seriale di Giuseppe Magnarapa e Daniela Pappa (Armando)
Con foglio di via. Storie di internamento in alta Valmarecchia 1940-1944 di Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni (Società il Ponte Vecchio)

Per la poesia:
Salutami il mare di Carla De Angelis (Fara)
La spugna di Lella de Marchi (Raffaelli)
A che titolo di Brunella Bruschi (Morlacchi)
Situazione temporanea di Marco Saya (Puntoacapo)
Frammenti di un respiro passeggero di Salvatore Scuderi (Kimerik)

Per la narrativa:
Gente normale di Valentina Capecci (Marsilio)
Con l’insistenza di un richiamo di Francesco Randazzo (Lupo)
Storie liquide di Gianluca Pirozzi (Croce)
Il borgo d’oltremare di Francesco Amato (Mursia)
Johnny nuovo. Il ragazzo che non conosceva il mondo di Mauro Evangelisti (CartaCanta)



http://www.prospektiva.it/carver.htm

i rabdomanti del wi.fi

di Mauro Evangelisti
Stiamo diventando dei rabdomanti. Per strada, in un bar, in spiaggia, all'aeroporto, soprattutto quando viaggiamo siamo sempre a caccia di una rete wifi. Ovviamente non lo fa la grande maggioranza delle persone, ma specialmente nelle nuove generazioni è sempre più frequente che due giovani, magari di due continenti diversi, mentre armeggiano con lo smartphone o un notebook in un aeroporto, attacchino discorso con la frase "scusa, ma tu l'hai trovato il wifi?".

Un po' meno in italia, moltissimo nelle metropoli straniere la fortuna di alcune grandi catene di caffetterie - e non solo Starbucks - è stata anche determinata dalla possibilitá di avere un collegamento alla rete metre ti bevi il frappuccino. Negli hotel la presenza del wifi in camera ormai è un optional comune come l'aria condizionata. Un tempo quando tornavi da un lungo viaggio leggevi avido e sorpreso il quotidiano italiano che davano in aereo e ti sentivi disorientato, un marziano, perché per due settimane eri rimasto escluso dal flusso delle informazioni e in Italia intanto era successo di tutto, caduto qualche governo, ad esempio.

Oggi quando torni dal Laos o dall'Honduras di che è successo in Italia - dei fatti importanti ma anche delle disavventure sentimentali della tua vecchia compagna di classe che hai come amica su Facebook - grazie a internet ne sai quasi più di chi è rimasto a casa. Su questa ansia di essere sempre collegati (ovviamente non solo col wifi) si potrebbe filosofeggiare a lungo, con pessimismo perché i cambiamenti, chissà perché, ci sembrano sempre negativi.

Invece bisognerebbe solo prendere atto che l'essere umano, la sua vita, sta mutando: c'è ancora quella fatta di carne e ossa, strette di mano, abbracci, schiaffoni, profumi e cattivi odori; e ce n'è un'altra complementare fatta di informazioni, comunicazioni, amicizie on line, social network. Perché deve essere un male?

giovedì 26 agosto 2010

cesena-juventus, 1976

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di Mauro Evangelisti
Tac, ci siamo. Udinese-Genoa e Roma-Cesena, sabato già ricomincia il campionato. Riprese in hd, presto in tre dimensioni, telecamere negli spogliatoi e sotto ogni zolla del campo, anticipo, posticipo, calcio prima e dopo i pasti, ma anche durante i pasti perché c'è la novità del match a pranzo, e poi allo stadio i tornelli, la tessera del tifoso, le proteste degli ultras. Partite sul satellite, sul digitale terreste, in pay tv e in pay per view, qualche volta perfino gratis perfino sul vecchio analogico dove ancora arriva. Tutto bene, benissimo. Però se ogni stagione siamo ancora qui a parlare di calcio è perché il campionato è sempre il riflesso di un ricordo, la memoria di un sentimento che ci hanno scavato dentro. E' il ragazzino di sei anni che il papà porta all'Olimpico e diventa romanista quando vede un gol di Vucinic o laziale per un'acrobazia di Muslera. Comincia tutto di lì, altrimenti non c'è hd, fabiocaressa e ilariadamico o telecamera negli spogliatoi che tengano. Ecco, sabato c'è Roma-Cesena. Per me il ricordo origine di tutto è un Cesena-Juventus a metà degli anni Settanta, dopo il pranzo dalla nonna dove portavi le paste, allo stadio Manuzzi con il babbo, le curve altissime tutte di tubi Innocenti che ballavano e restavano in piedi per miracolo, le prese in giro in dialetto bonarie dei vicini di posto perché sei juventino («nel parcheggio c'è una 131, gli Agnelli l'hanno già regalata all'arbitro»).

E poi in campo Bettega, sì c'era Bettega, proprio lui, non sembrava vero, fino a quel momento lo avevi visto solo in biancoenero (non solo la maglia) sul televisore che ancora non aveva il telecomando. Vinse il Cesena 2-1, la delusione fu nulla rispetto all'emozione della prima partita di serie A al Manuzzi. Ognuno custodisce un ricordo della prima volta allo stadio ed è da lì che comincia tutto. Il calcio in hd è bellissimo ma quel Cesena-Juventus era un'altra cosa.

sabato 21 agosto 2010

shakira, ti hanno visto ballare a una fontana

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di Mauro Evangelisti
Andate su Youtube e cercate ”Shakira bailando en una fuente de Barcelona”. Vedrete un video girato da un telefonino l’altro giorno in cui una delle donne più famose (oltre che più belle) del mondo balla tranquillamente nella fontana di Pla de Palau, insieme a una giovane turista che si fa fotografare con la star di Barranquilla.

In pochi secondi, increduli, nella fontana entrano altri turisti (guarda caso i più entusiasti sono i maschi) che si mettono a fare una cosa che non avrebbero mai osato sognare: ballano con Shakira. Ciò che colpisce, dimenticando per un secondo le sue curve e il suo sorriso, è la naturalezza con cui Shakira si mescola ai turisti e balla con loro, senza la glaciale diffidenza o la vera paura della folla che hanno spesso le stelle internazionali.

Shakira era a Barcellona per girare un video musicale e in un’altra immagine si vede a bordo di una moto (senza casco). Ma fare il bagno in una fontana, a Barcellona è vietato. Esattamente come a Roma, dove i vigili sono spesso costretti a intervenire per fermare i turisti che non si rendono conto dei danni che possono provocare ai monumenti. Così, ora la città di Barcellona sta pensando di multare Shakira: sulla moto era senza casco e quel bagno-balletto nella fontana non rappresenta proprio un bell’esempio.

C’è solo un piccolo problema: quella multa non vale neanche un milionesimo di quanto incassato con la sola ”Waka Waka” da Shakira, pagare per lei non sarà proprio traumatico.

giovedì 19 agosto 2010

i balconing di ibiza

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MAURO EVANGELISTI
Si chiama balconing ed è una follia d’estate un po’ troppo folle, visto che uccide. Su Youtube ci sono molti video per documentarlo con rischio a rimorchio di una sconsigliatissima emulazione. Il quotidiano spagnolo El Pais ieri aggiornava una macabra contabilità: trenta ragazzi feriti, sei morti. L’ultimo caso: un turista ventitreenne finito in ospedale a Palma di Majorca, dopo un salto dal balcone della sua camera dell’hotel. Succede alle Baleari - Ibiza e Palma di Majorca. E vede protagonisti turisti molto giovani - soprattutto del nord Europa, per una volta gli italiani sono un filo più intelligenti. Spesso alimentati da alcol e droghe sintetiche, si gettano dai balconi degli hotel. Terzo, quarto, quinto piano, in alcuni casi provano a spostarsi in altre stanze, magari occupate da ragazze, di frequente, come si vede su Youtube, a centrare la piscina. I riti di iniziazione esistono da quando esiste il mondo, ma questi sono, come dire, particolarmente stupidi e pericolosi. Spiegava a El Pais un albergatore di Ibiza: «Questi ragazzi si sentono eroi, ma in realtà sono dei kamikaze». Ora alle Baleari stanno pensando di realizzare delle campagne educative, con immagini che mostrano non le prodezze di chi centra la piscina, ma gli effetti tragici e crudi sui corpi di chi sbaglia mira.

mercoledì 18 agosto 2010

alemanno: a roma tassa sui cortei

ma si farà pagare anche gli arretrati per la marcia su roma?

giovedì 12 agosto 2010

evangelisti ed elisabetto

Visto che ormai si fa a gara per raccontare aneddoti sul povero - si fa per dire - Giancarlo Elisabeth Tulliani, voglio raccontare anch’io un piccolo episodio: i nostri percorsi s’incrociarono. Era il 1999 o giù di lì, lui allora aveva la Porsche oggi ha la Ferrari, io avevo la Scenic oggi la Megane, la sorella amava Gaucci, oggi Fini. Lui era giovane vicepresidente della Viterbese grazie al decisivo cognato Lucianone, io lavoravo alla cronaca di Viterbo del Messaggero e ogni tanto mi occupavo pure di sport. La Viterbese, C1, era al centro dell’attenzione dei media nazionali, non per Tulliani, allora sconosciuto, ma perché nelle prime giornate Gaucci s’inventò il primo allenatore donna, Carolina Morace. Un giorno sulla pagina di Viterbo sport del Messaggero c’inventammo un blob con i frammenti più divertenti degli articoli sulla Viterbese usciti su tutti i giornali nazionali. Citammo anche l’allora inviato del Corriere della Sera, Padovan, che scrisse di quel perfido soprannome che la perfida città di provincia si era inventato per il cognato di Lucianone: Elisabetto, appunto, in quanto fratello della first lady Elisabetta Tulliani, quella per cui, quando veniva a Viterbo con Gaucci, si diceva i gioiellieri del centro facessero la ola per la contentezza (ma forse è solo una leggenda metropolitana). Bene, Tulliani prese malissimo la citazione del nickname Elisabetto e ordinò alla squadra un silenzio stampa ad giornalem, solo per il Messaggero. Quando si giocava in casa, i nostri cronisti, a partire dal grande Graziotti, non potevano andare in sala stampa. Una domenica mi trovai a seguire una trasferta della Viterbese a Castellammare di Stabia. Al termine della partita, tranquillo, me ne andai in sala stampa per le interviste ad allenatore e giocatori della Viterbese. A quel punto ecco comparire Elisabetto Tulliani che sembrava un leone in gabbia: voleva impedire che i suoi parlassero con il giornalista del Messaggero, ma per sua sfortuna non mi aveva mai visto. Andò in tilt, confuso anche dal mio accento nordico. Finì, ovviamente, lui con le pive nel sacco e io con le pur non memorabili interviste. Ecco, allora non avrei mai pensato che dal giovane rampante vicepresidente della Viterbese, Giancarlo Tulliani, sarebbero dipese, un decennio dopo, le elezioni anticipate e le sorti del Paese. Le vie del Signore sono infinite.

ferragosto, messenger, facebook, googletalk, sms, chatroulette: c'è nessuno????

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di Mauro Evangelisti
Ecco forse domenica succederà davvero. Ferragosto, tutti in spiaggia, in viaggio, sulla cima della montagna russa estiva. Accenderemo il computer o lo smartphone e per la prima volta non troveremo neanche uno dei nostri innumerevoli e non di rado sconosciuti - amici di Facebook in chat, nemmeno il vecchio compagno di scuola che comincia memorabili conversazioni a base di ”ue, come stai?”; nessuno ci avrà taggato, pokato, invitato a un gruppo per difendere le ballerine scalze della Groenlandia, avrà commentato sagacemente il nostro stato o ironizzato su quella nostra foto scattata dopo tre vodka e redbull; nulla di nulla; Ferragosto, scopriremo che non ci sarà l’ombra di un contatto connesso al nostro indirizzo di Messenger, manco l’amica che avevamo conosciuto in Giappone e ogni tanto si fa viva con un ”hi, how are u?”; Ferragosto, faremo ”invia e ricevi” sulla mail (anzi, sugli indirizzi mail, perché mica ne avrete uno soltanto?) e ci risponderà il più assonnato degli ”zeromessaggi”, anche quelli dello spam saranno in ferie (pensare che a Ferragosto avrei comprato copiosamente Viagra tarocco o fornito con gioia i dati del mio conto in banca). Nessuno sulla chat di Yahoo, su Google talk, nessuno sui variopinti social network a cui siamo iscritti, nessuno perfino nel tempio del nichilismo, Chatroulette. Anche il cellulare: muto.

Ferragosto. Finalmente collegati, ma per un giorno scollegati da tutto e da tutti. Finalmente soli. Penseremo. Fino a quando un ”beep, beep” ci avviserà che c’è un Sms. Un tizio, che manco ci ricordiamo chi sia, ci manderà uno dei maledetti messaggi preconfezionati per dirci ”felice Ferragosto a te e famiglia”. E la magia - puf - scomparirà. A proposito, anche se in anticipo, felice Ferragosto a tutti. Scarica come file

martedì 10 agosto 2010

tormentoni: son soddisfazioni

il 17 giugno scrivevo:
"La ricerca del tormentone è essa stessa un tormentone (...) La canzone. Vabbè, favoritissima “Alejandro” di Lady Gaga. Questo è il vero fenomeno del nuovo decennio, la bionda nasuta ha messo nel cestino tutte le altre icone del desktop, sfornato video che bruciano Youtube e conquistato articoli ed analisi anche sui giornali più paludati. Outsider? Fra gli italiani promette molto bene ”Faccia come il cuore”, mentre Shakira con “Waka waka” ha il traino dei mondiali...

oggi repubblica.it certifica sui tormentoni dell'estate 2010 che si avvia a conclusione:
"
Non solo Waka Waka, l'estate 2010 suona di nomi esotici, ritmi afro-nord europei e i soliti motivetti destinati al dimenticatoio. Cinque minuti di musica per abituare l'udito alel melodie che non potrete sfuggire

1) Waka Waka - Shakira
La Colombia incontra il Sud Africa per questa hit (accusata di plagio) colonna sonora dei mondiali 2010. In molti sostenevano che sarebbe diventata un vago ricordo dopo le finali a Johannesburg ma grazie i fianchi sinuosi di Shakira, la coreografia a prova di bimbo che fa molto estate, Waka Waka si è conquistatata indiscutibilmente la vetta dei tormentoni estivi 2010

2) Alejandro - Lady Gaga
Se "il tormentone" avesse un volto, una voce e un paio di zeppe, nel 2010 sarebbero quelli di Lady Gaga perché non c'è serata, discoteca o spiaggia dove quasi tutti i suoi singoli non vengano suonati almeno una volta: da Bad Romance a Telephone ma ancora Poker Face e Just Dance. Questa è solo l'ultima in ordine di tempo, aspettando la prossima costruitissima provocazione

ma fini non era del centrodestra?

non capisco, fini-berlusconi:alleati per 15 anni e solo ora scoprono l'uno dell'altro che uno fa pasticci con case, donne e cognati e l'altro ha un concetto molto strano di giudici e legalità? il csx dovrebbe gridare: "guardate da chi è stato guidato, fini e berlusconi, il cdx per anni!". invece, mo sembra che anche la casa a montecarlo sia colpa di fassino...chiariamo: fini è uno dei leader storici del centrodestra

sabato 7 agosto 2010

fini, tulliani, berlusconi: ma guarda la coincidenza

metodo boffo/ ottime le inchieste de il giornale e libero su fini. che bello se le avessero fatte pure quando fini era un fedele alleato di berlusconi

giovedì 5 agosto 2010

elezioni elezioni elezioni

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di Mauro Evangelisti
Cuando Calienda el sol... ecco la canzone dell’ultimo scampolo d’estate, con i voti che la maggioranza ha raccolto in Parlamento che sembrano essere l’offerta di un ipermercato per un telefonino, 299.

Cuando Calienda el sol, aquì en la playa, corriamo a riposarci, in Sardegna, ad Antigua, ma vanno bene pure Montalto e Pinarella: è l’invito di Silvio Berlusconi, che ieri ai suoi parlamentari ha raccomandato «riposatevi, ricarichiamo le pile e prepariamoci alle elezioni». E per la serie «a Berluscò, ricordate degli amici», nella cena a Villa Miani con i parlamentari del Pdl, il premier ha anche fatto una promessa-premessa molto convincente: «Voi che vi siete comportati bene, sarete ricandidati». Tutti e 299. Ora come non mai Fini giustifica i mezzi.

martedì 3 agosto 2010

berlusconi, fini, metodo boffo: settembre scuro

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di Mauro Evangelisti
Che ne sarà di noi? Ora scopriamo che la legislatura barcolla, che Futuro e Libertà è un altro marchio al quale dovremo abituarci, che i nuovi numeri del Parlamento potrebbero portarci al voto prima di quanto immaginassimo, che forse a Berlusconi nemmeno dispiacerebbe perché è convinto di poter rivincere dando così una bella lezione all’ultimo della sua lunga lista di ex, Fini, intanto un parlamentare del Pdl fa sapere che a Fini bisognerebbe fare assaggiare il trattamento Boffo e non è proprio un bel segnale per la democrazia non tanto che si minacci la terza carica dello Stato ma che esista e sia già catalogato un trattamento Boffo mentre il leader della Lega ha parlato di venti milioni di persone pronte a battersi senza chiarire come, per fortuna, contro un governo tecnico, pensare che dopo la vittoria del 2008 questa maggioranza sembrava larga e infrangibile, non siamo fatti per una vita tranquilla...e intanto, intanto l’opposizione, rinvigorita dal grande bordello della maggioranza dovrebbe invocare con voce squillante elezioni con la convinzione di vincere, ma non è che questa voce si senta tanto bene, non c’è campo, forse la mano sinistra sta coprendo l’antenna.

Ecco, assistiamo a tutto questo, sempre più inquieti, magari con il pensiero che va a 30 anni fa, a quella bomba a Bologna, al Governo che neppure ci è andato alla commemorazione fosse pure per prendersi i fischi. Godiamoci agosto, un mojito in spiaggia, un bel libro sul balcone o replica di un buon film in tv, perché l’autunno promette pioggia, tempesta e pochi ombrelli.

sabato 31 luglio 2010

iphone 4, i misteri della mela

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di Mauro Evangelisti
Misteri della mela. Con un telefonino da 80 euro puoi fare le videochiamate, con l’iPhone 3 no. E con il 4 che è uscito in Italia oggi puoi videochiamare, certo, ma con limitazioni balorde, solo sulla rete wi-fi e verso un altro iPhone. Con un telefonino da 300 euro fai foto bellissime da 8 megapixel. Con l’iPhone 4 di cui parla tutto il pianeta e che costa il doppio ti devi accontentare di 5 megapixel, nella vecchia versione arrivavi a 3. Quando uscì il primo, che cambiò per sempre il mondo dei cellulari imponendo ad esempio i touchscreen e lo schermone, l’iPhone non inviava neppure gli mms (vale a dire i messaggi con le foto), cosa che facevi con il solito telefonino da 80 euro.

Per non parlare della durata della batteria, delle limitazioni al trasferimento dei file con il bluetooth, del caso dell’antenna sollevato per l’ultima versione del melafonino.

Eppure il piccolo grande giocattolo, con le sue infinite, cervelttoriche o geniali applicazioni che oscurano e fanno dimenticare non solo i difetti, ma la funzione stessa - banale - delle telefonia, anche oggi conquista l’attenzione delle rete, dei media, dei clienti in fila davanti agli store. Il prodigio sta tutto lì, in questa combinazione di design, genialità e marketing.

E così Nokia, Samsung e le altre ogni giorno devono sfornare nuovi modelli per inseguire il consumatore; Jobs invece si limita all’iPhone per vedersi inseguito dai consumatori. Misteri della mela.

giornalisti e sicari

Ormai è normale che i giornalisti siano dei sicari. fanno ottime inchieste, ottimi pezzi, dettagliati, corretti, ma solo quando serve al loro editore. la stampa berlusconiana si è scatenata contro fini. ottimi pezzi. ma perché non li facevano anche quando fini era un fedele alleato? davvero il giornalista è un sicario da mettere in campo quando serve a difendere gli interessi dell'editore? sia chiaro: la pratica dei giornalisti sicari non è solo della stampa berlusconiana, tutt'altro. è generalizzata. ma una riflessione andrebbe fatta.

giovedì 29 luglio 2010

i-pd

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di Mauro Evangelisti
D’accordo, nel Pdl fanno le cose in grande, quando c’è una crisi matrimoniale ci sono le scene madri sulle piazze mediatiche e gli sguardi furenti di Silvio e Gianfranco. Ma almeno quello è un grande film di amori e tradimenti. Nel Partito democratico invece siamo alle soap opera incomprensibili, raffazzonate e con produzione a basso costo. In prima serata non finirebbero mai.

Così, la guerra fra bande neanche tanto giovanili per l’elezione del nuovo segretario del Pd del Lazio è perfino difficile fare una sintesi. Alla fine perdi il filo nello spiegare chi sta con chi, chi è contro chi, dove sono i confini dell’Area democratica e quelli dei Popolari, chi sono i mariniani di Marino, chi sono i fioroniani, cosa programmano i zingarettiani, cosa vogliono davvero i gasbarriani, cosa orchestrano i vertici bersaniani, cosa stanno tramando i dalemiani, perché Vendola può influenzare perfino gli equilibri laizali.

Pensare che il segretario che si è dimesso, dopo neppure un anno senza molta gloria, era il frutto delle tante celebrate primarie, quelle dei gazebo, delle code, della partecipazione, sia pure con il correttivo di un accordo fra correnti. Oggi, 29 luglio, invece di pensare alle ferie, l’assemblea del Pd prova a scegliere il nuovo segretario del Lazio. Senza sapere bene quale sia la formula giusta (maggioranza relativa? assoluta? primarie in autunno?), mentre i vari big sparano dichiarazioni alle agenzie (veniamo, non veniamo, veniamo ma non votiamo). Qualche giorno fa alla Festa dell’Unità di Roma c’erano migliaia di militanti che si sorbivano impassibili dibattiti su dibattiti. C’è ancora voglia di vera politica. Nella base.

martedì 27 luglio 2010

cina, serbia, cambogia, roma, italia

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Notizie dal mondo reale. Unite, se volete, i punti. La Fiat decide di produrre la nuova monovolume in Serbia. A Roma scoperto l’ennesimo laboratorio dove operai cinesi, anche minorenni, lavorano in condizioni di quasi schiavitù, i committenti finali sono importanti griffe italiane. In Italia si parla sempre meno di generazione 1.000 euro, forse perché bisognerebbe ribattezzarla generazione 800 euro. In Cambogia qualche settimana fa sciopero indetto da un sindacato, che al contrario degli altri riteneva insufficiente l’aumento dello stipendio minimo nelle fabbriche da 56 a 61 dollari mensili, «i prezzi nei negozi sono sempre più alti», spiegava davanti alle telecamere una giovane operaia. In Italia uno dei concetti che si respira di sovente nelle grandi aziende è «cari lavoratori a tempo indeterminato non lamentatevi, non capite quanto siete fortunati». In Italia, secondo Confcommercio i consumi restano bassi e molte famiglie rinunciano alle vacanze o le riducono. In Italia, ormai, nessuno dice più «taglieremo le tasse perché così, vedrete, l’economia volerà». E a Roma e nel Lazio si va verso nuovi aumenti di Irpef, Irap e tariffe. Intanto, il dibattito si sofferma sulla presunta P3, le pratiche di divorzio fra Fini e Berlusconi, il complotto interno al Pdl per gettare ombre sui gusti sessuali del presidente della Campania, a quanto pare molto più insidiosi dell’infamia di essere vicino alla Camorra. Unire i punti, ognuno ci veda ciò che vuole.


e i primi - interessanti - commenti, sempre da ilmessaggero.it:

rivoluzione industriale...
Come confermano i post precedenti al mio, tanta gente ha potuto vedere con i propri occhi il regresso ad un secolo fa, o giù di li. Io sono uno di quei "fortunati" che cita il bell'articolo, 22 anni di servizio e 1.200 € al netto di prestiti. Pago un mutuo di 600 euro mensili, la mia "azienda", una ASL, rifiuta da tre anni di pagarci il saldo degli incentivi, progressioni di carriera sconosciute, ma frotte di giovanissimi con contratti a progetto, part time, fatti lavorare ben oltre il normale orario (e chi si ribella!), addirittura dirigenti sanitari (medici) che dirigono da anni interi Servizi con contratto a tempo determinato, sotto botta continua della paura di non vedere i rinnovi. La corda si sta tirando troppo, troppo....
commento inviato il 27-07-2010 alle 14:50 da lupo2

Unire i punti?
Difficile poterlo fare senza provare ,contemporaneamente, un profondissimo senso di frustrazione! In particolare nelle generazioni, dell'attuale 3° e 4° età! Le quali, si dovrebbero chiedere, " dove abbiamo sbagliato ? " Come è possibile che, oggi il mondo del lavoro sia, peggiorato rispetto alle già gravi , condizioni di quando NOI siamo entrati in quel mondo, fine anni 40?Abbiamo lottato, convintamente ed eravamo riusciti nel miracolo, non quello effimero degli anni 50/60, di redistribuire in modo più equanime la ricchezza prodotta dal paese! Dagli anni 80,è stato un lento quanto inesorabile declino, con un'altrettanto costante emorragica perdita di diritti elementari, che credavamo graniticamente intoccabili! Noi, pur vecchi ed avvizziti, non possiamo sottrarci alle ns. responsabilità, rigettando tutto sul " benaltrismo ". Purtroppo,consapevolmente o meno, risultiamo complici di quanto avvenuto, il chè non è un bilancio positivo per le ns. generazioni! Per nulla! Rimane comunque una certezza! La questione morale, checchè ciancino alcuni cenciaioli, si è di molto deteriorata , rispetto all'idealismo di 40/50 anni or sono, e ciò, ha contribuito in modo determinante a provocare le macerie che abbiamo davanti!
commento inviato il 27-07-2010 alle 12:42 da 32017193

Fiat
Ricordo che tempo fa (in occasione di qualche elezione) fu intervistato un lavoratore della Fiat di Torino dicendo che avrebbe votato per Berlusconi perchè bla bla bla.......
Questi sono i risultati, la Fiat può fare quello che vuole perchè il governo se ne frega dei lavoratori i Cisl e Uil firmano l'accordo di Pomigliano
meditate gente meditate
commento inviato il 27-07-2010 alle 10:32 da Priamo99

Ha ragione Evangelisti, schiavi del lavoro sono anche italiani!
Credetemi quando, ormai quasi quarant’anni fa, ho cominciato a vedere le prime mani di operai sotto le presse (per fortuna o per disgrazia, non so, senza gli operai), quando un anziano manovale della mia fabbrica mi fermò, per mostrare a me giovane Rappresentante Sindacale, la sua busta paga dove si leggeva che guadagnava la metà di me, giovane impiegato agli inizi della carriera. Quando dopo una decina di anni ho potuto vedere queste vergogne, quasi completamente superate, non pensavo si potesse ritornare oggi a situazioni pari o forse peggiori di quelle di oltre un secolo fa, all' epoca del "Sciur padrun da li beli braghi bianchi".
I nuovi schiavi sono spesso coloro che avevano un lavoro a tempo indeterminato che l'hanno perduto, magari padri e madri di famiglia, che non possono andare troppo per il sottile, pur di "tirare avanti la baracca".
Credo di aver già scritto in un post di quell'imprenditore italiano il quale, ormai un paio di anni fa, resosi conto che in Romania il costo del lavoro diventava "eccessivo" per lui, ingaggiò (o dobbiamo dire deportò), lavoratori dal Bangladesh e lavoratrici dalla Cina, li mise a dormire in "confortevoli stanze a norma" (sic!), pagandoli 200 euro mensili. Vi pare poco? Ma sono spesati di tutto!
Anche in Italia arriveremo a questo?
Intanto in Italia abbiamo lavoratori che hanno un contratto part time, lavorando full time, che "firmano" buste paga, con soldi che non ricevono, inquadrati in categorie infime... Non sono schiavi anche loro?
commento inviato il 27-07-2010 alle 10:02 da Matthias

cina, serbia, cambogia, roma

sabato 24 luglio 2010

calippo, bira, doccetta

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di Mauro Evangelisti
Le telecamere di un canale satellitare all news, la collaborazione di uno smanettatore del computer che si è divertito a montare i sottotitoli, la forza propulsiva di Internet dalla base di partenza di Youtube, i link rilanciati chissà quante volte su Facebook, i video ripetuti in streaming sui computer, sugli ipad, sui netbook, sugli smartphone, magari in spiaggia se c’è pure il wi-fi, i siti dei grandi giornali che l’hanno adottato, le radio che hanno fiutato il caso, i quotidiani stampati sulla vecchia carta che hanno approfondito, chissà presto anche le voci confezionate in mp3 e usate come suonerie. Ecco, per creare il tormentone dell’estate c’è voluto l’uso massiccio di tutte le tecnologie, la connessione e la complicità fra tutti i canali di comunicazione, vecchi e nuovi. Sovvertito e surclassato qualsiasi progetto pensato a tavolino. Ma soprattutto c’è voluta la simpatia, la leggerezza e la spontaneità di Debora e Romina, le due ragazzine diventate famose per l’intervista sulla spiaggia di Ostia. Come dire, il fattore umano conta. Per fortuna.

martedì 20 luglio 2010

cesare e cesaroni

coia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
Più che Cesare, qui siamo ai Cesaroni. Sì, perché va pure bene avere il gusto della battuta, ma Silvio Berlusconi sta diventando come lo zio vecchietto con il capello tinto, quello che tutti gli anni se ne va in vacanza in Brasile a sfoggiare la bandana malgrado l’età e a spendere la pensione, e poi lo rivedi a Natale quando fa, implacabilmente, sempre le stesse battute grevi. Ormai trasforma tutto ciò che tocca in un vecchio film con Gianfranco D’Angelo, quelli che trovi in qualche canale rilegato in fondo alla numerazione del digitale terrestre.

E così - ma che originale, ma che birbone, ma che belle idee innovative - riecco la battutona su studentesse avvenenti e Rosy Bindi. Wow, ma come gli vengono? Qui non si tratta di avere o non avere senso dell’umorismo, non è più un problema di buon gusto, qui è un problema di noia. A zio Si’ «sta battuta sulla Bindi l’hai già fatta l’anno scorso».

l'estate di johnny nuovo

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5 libri e 1 eBook per un’estate da leggere
20 luglio 2010 | Autore: Elda

Oggi vi propongo 5 libri e 1 eBook per un’estate da leggere. Come dire, un altro po’ di consigli libracciosi, che siate o meno sotto l’ombrellone.

_______________________________________

1. Johnny Nuovo, di Mauro Evangelisti. Se siete appassionati di thriller a tutto tondo, questo è il libro che fa per voi. Strano, intenso e originale, Johnny Nuovo ha lasciato un segno in chi l’ha letto. Lo so perchè ho fatto una mini indagine.

2. 101 modi per diventare bella, milionaria e stronza, di Eliselle. Poteva mancare il manualetto di autostima per le fanciulle un po’ giù di corda? Certamente no. Leggero come l’aria, questo libro potrebbe rivelare qualche piccolo segreto di autovalorizzazione che, magari – ma proprio magari-, non ci è ancora frullato per la testolina. Chissà. Se non altro è divertente. Pare.

3. L’uomo dei cerchi azzurri, di Fred Vargas. Ebbene sì, grazie all’amica Tina, ho scoperto la Vargas e L’uomo dei cerchi azzurri lo suggerisco caldamente – a dispetto della calura- . Anche perchè lo sto leggendo ora e sono fresca di entusiasmo. Mi piacciono i personaggi, mi intriga la storia -un giallo affatto convenzionale- e mi convince molto lo stile.

4. Facciamo l’amore. Guida al sesso felice, di Lorena Berdùn. Non potevo non metterlo nella lista…dai. Primo perchè la sessuologa madrilena è simpatica e poi perchè d’estate si parla di sesso a tutte le ore, in ogni luogo e in ogni occasione. E quindi beccatevi questa guida frizzantina e spregiudicata per un’estate molto hot- e scusate l’inglese ma fa tanto modaiola.

5. La donna delle rose, di Charlotte Link. Un bel libro da leggere perchè pieno di personaggi con storie ben definite. Cioè non vi esaurite cercando di capire chi fa cosa. Anzi, tiene viva l’attenzione per tutto il tempo della lettura , nonostante le 500 pagine. Perfetto per l’ombrellone,insomma, e poi c’è pure uno sconticino che non guasta.

6. Io lavoro in tivu, di Mario Garofalo. L’eBook del dulcis in fundo. Il diario di un trentenne precario -mavà- che racconta la sua esperienza di lavoro per un’emittente televisiva. Il lavoro gli piace, della precarietà non ne fa un dramma ma, a volte, si chiede se il mondo lìffuori non sia più interessante…

Ecco fatto. Ho dimenticato qualcosa…? Ah, sì certo. Buona lettura a tutti!
http://librisulibri.it/2010/07/20/5-libri-e-1-ebook-per-unestate-da-leggere/

giovedì 15 luglio 2010

in rete per sempre

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di Mauro Evangeslisti
Il pensiero va a un bravo collega di una piccola città del litorale laziale morto troppo giovane. Fra le sue mille attività, gestiva un sito d’informazione e fino all’ultimo, anche dal suo letto in ospedale, ha continuato caparbiamente ad aggiornarlo.

Su quel sito gli amici hanno condiviso on line un video per ricordarlo. Ma colpisce, rende più tristi e fa riflettere, leggere la notizie che lui stesso fino all’ultimo giorno ha scritto. Ecco. Cosa resterà non solo del sito di questo amico che se ne è andato troppo presto ma anche delle tracce in rete di chi non c’è più? Cosa resterà delle pagine su Facebook, su Myspace, dei video caricati su Youtube, delle foto condivise su Flickr o Pikasa, dei blog delle persone che, purtroppo, ogni giorno, ogni minuto, muoiono?

Frammenti sparsi in quel cielo infinito che è la rete. Nei giorni scorsi si è parlato di un sito, Mywebwill, creato da due ragazze svedesi, a cui chiunque può affidare tutte le proprie password e decidere cosa farne in caso di morte: cancellare tutto, consegnarle ad amici a parenti, addirittura inviare una mail di addio. Ma forse è più bello pensare che sia meglio lasciare tutto, in una sorta di vita virtuale oltre la morte reale, ai meccanismi del cielo indecifrabile di internet.

lunedì 12 luglio 2010

non è mica da questi particolari

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
E così Olanda-Spagna. Un epilogo inedito, chiunque vincerà sarà al suo primo trionfo. Tuttavia la finale sarà fra due nazionali dell'Europa ricca, anche un mondiale caricato dalle aspettative della prima volta in Africa farà vincere una nazione con la pancia piena. Eppure, fra le tante immagini che ci consegna alla nostra memoria questo Mondiale 2010, ce n'è una che non parla di un vincitore.

Piccolo flashback: quarti di finale Ghana-Uruguay, una squadra africana è a un centimetro dal risultato storico, l'accesso alle semifinale, sta aprendo il portone del condominio di lusso delle prime quattro. 1-1, secondo tempo supplementare, ultimo minuto, anzi qualche respiro oltre, il Ghana attacca, avanza, azzanna alla gola l'Uruguay, la palla sta per entrare, il portiere è battuto, tutta l'Africa si sta alzando in piedi, ma la mano disperata di Suarez ferma la palla e ferma l'Africa.

Vabbè, dicono tutti, il primo passo nella storia del Ghana è rinviato solo di qualche minuto, il tempo di tirare il calcio di rigore. Sul dischetto va Gyan, 24 anni, vasta esperienza in Italia, mondiali ben giocati. Se segna, è fatta, l'Africa esplode, lui sarà ricordato per sempre. Tira. Sapete tutti come andata a finire: l'Africa si rimette a sedere, il pallone schiaffeggia la parte alta della traversa e scompare alto, verso quegli dei del pallone che, come spesso succede agli dei, non amano le favole con un lieto fine e non amano quelli con la pancia ancora non abbastanza piena che pensano di vincere. Gyan non ci crede. Al suo destino che sembrava scritto manca proprio l'ultima pagina. La partita è finita e si va ai calci di rigore che, dei del pallone maligni fino in fondo, fanno vincere l'Uruguay. Addio Africa, addio pance non tanto piene.

Eppure, l'immagine da ricordare non è questa, è un'altra: non è il Gyan sconfitto, è il Gyan che subito dopo avere sbagliato il calcio di rigore più importante della sua vita, ha le palle per andare a calciare il primo dei penalty della serie da cinque. Va e segna.

Piace pensare che dovremmo tutti avere il coraggio e la forza dopo avere fallito il calcio di rigore più importante della nostra vita, di alzarci e tirarne subito un altro. Un errore è un errore, se ti resta la paura è un abisso.

regione e sentimento

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di Mauro Evangelisti
Ottime notizie dalla Regione Lazio. Certo, causa debiti si taglia la sanità e ci si avvia a un ulteriore aumento di Irpef e Irap, però la situazione non deve essere tanto malvagia se la nuove presidente, Renata Polverini, è riuscita a dare tredici nuovi posti di lavoro da 12 mila euro al mese a un gruppone di politici, formando una giunta quasi tutta di assessori esterni: significa in soldoni altra gente da pagare oltre ai già in sovrannumero 73 consiglieri. Di più: la Regione Lazio si oppone ai sacrifici chiesti da Tremonti, ma le cose devono andare benone se negli uffici si assumono più persone di quante ne servano. Così, quando una componente dello staff del segretario generale, assunta da pochi giorni, (solo per caso giovane e bionda e non un impiegato sovrappeso, con la barba e stempiato) ha espresso il desiderio di andare in missione all’estero con il premier, la Polverini non ha risposto come avrebbe fatto il vostro capoufficio ”ma qui come facciamo, siamo quattro gatti”. No, ha detto ”per carità, vai pure”.

D’altra parte, pare, il presidente del Consiglio riteneva tanto importante offrire la possibilità a una neoassunta dalla Regione Lazio (solo per caso giovane e bionda e non un impiegato sovrappeso, con la barba e stempiato) di fare esperienza a Toronto al G20. La Regione Lazio deve passarsela molto bene e avere abbondanza di personale, perché in qualsiasi posto di lavoro se sei stato assunto da pochi giorni difficilmente ti beneficiano senza batter ciglio di un lungo permesso.

Non retribuito, permesso non retribuito, si è affrettata a precisare la Polverini (e ci mancherebbe pure il contrario, deve avere pensato l’impiegato sovrappeso, quello con la barba e stempiato). In sintesi: in un periodo in cui si chiedono sacrifici, sacrifici veri, ai cittadini di Roma e del Lazio, questi esempi come immagine hanno la gradevolezza di un concerto di unghie che grattano la lavagna. A proposito: di questo passo fra qualche mese anche il mantra Marrazzo però.. non funzionerà più.

giovedì 24 giugno 2010

padanopoli

copia e incolla da ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
Ecco, un po’ come nella scena di Fantozzi e la corazzata Potemkin finalmente qualcuno l’ha detto. Magari poteva svegliarsi pure prima, visto che con la Lega ha sempre governato e spartito poltrone: però Gianfranco Fini l’ha detto e da bolognese ha tutti gli strumenti per affermarlo. La Padania non esiste, non è mai esistita, è un’invenzione degli ultimi vent’anni. La Padania è un’invenzione come Topolinia, Paperopoli e Gotham City.

Chi (come chi scrive) è nato ed è cresciuto ben all’interno degli ipotetici confini della Padania-Paperopoli, prima dell’avvento della Lega non ne aveva mai sentito parlare. Non solo: ha sempre saputo che, ad esempio, per un romagnolo o un emiliano con un friulano o un piemontese c’è la stessa distanza linguistica e culturale che c’è con un toscano, un abruzzese o un pugliese.

Questo non vuol dire che la Lega, negli anni, non abbia maturato meriti, alimentato il dibattito sul federalismo, forgiato anche una buona classe dirigente, indicato problemi reali. Ma per favore: risparmiateci la Padania, o almeno portateci pure Gotham City, Batman e soprattutto Catwoman.

mercoledì 23 giugno 2010

johnny nuovo, interessante recensione su librisulibri.it

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Johnny Nuovo: un thriller psicologico con i fiocchi

Quando ho finito di leggere Johnny Nuovo. Il ragazzo che non conosceva il mondo, scritto da Mauro Evangelisti e pubblicato da Cartacanta, ho deciso di aspettare prima di esprimermi al riguardo, perché avevo bisogno di metabolizzare. Se un libro deve essere metabolizzato e non si riesce ad esprimere un’opinione immediata, a mio giudizio, ci sono due possibili conclusioni…

…o è una menata storica, di quelle che non dimentichi, oppure è talmente profondo che hai bisogno di tempo per capirlo, e anche in questo caso non lo dimentichi.

In entrambi i casi, quindi, non lascia indifferenti. Johnny Nuovo non è una menata storica, per niente. E’un libro strano, a tratti inquietante, non è rilassante e non mette di buon umore. Una volta finito (e metabolizzato) la domanda che scalza tutte le altre è: ma allora qual è il senso della vita?

Ecco, è proprio questo il dubbio che lentamente si insinua negli occhi e nella mente durante la lettura. Spiego brevemente la trama, però, altrimenti ci perdiamo in inutili elucubrazioni.

K, uomo solo, ricchissimo e indurito dalle sofferenze e da un padre uxoricida, decide di crescere un bambino in una stanza grande come un campo di calcio, in cui non manchi nulla. Una stanza senza finestre e senza via d’uscita sul mondo esterno.

Il bimbo, figlio non suo, è Johnny Nuovo, che per i primi anni della sua vita crederà che il mondo sono K e la stanza grande come un campo di calcio.

Intorno, personaggi costruiti ad hoc intorno ad uno psicopatico (K) ed un bambino che non conosce il mondo, tutti avvolti in un velo di tristezza o rimpianto, o rassegnazione.

Lo stile dell’autore è volutamente giornalistico: immediato anche se si sviluppa su piani temporali diversi, pratico perché non si lascia andare a sentimentalismi ma lascia al lettore l’interpretazione delle emozioni dei personaggi. La psiche e l’anima di Johnny non vengono scandagliati, ma descritti come in un reportage giornalistico.

Un libro strano e interessante, che lascia spazio alle tante domande che spesso non vogliamo farci sulla vita e sul (non)senso che vogliamo darle.

sabato 19 giugno 2010

johnny nuovo, i commenti degli amici/4

Emanuela Dolci
“... adoro leggere ma era da tempo che non mi succedeva di finire un libro in due ore....bella la storia e ben scritto...”
Alessandro Barbano
“...un romanzo postmoderno, è una storia sull’emergenza della postmodernità, in cui viene presentato un mondo in cui non c’è più spazio per l’amore e l’odio, ma solo per la rabbia. È il mondo delle passioni fredde. Nessuno dei personaggi del libro ama o odia..."
Roberto Guantario
“...è ben scritto, si legge davvero tutto di un fiato, l’elemento positivo è che si presta a diverse interpretazioni..."
Stefano Valentini
“...leggerlo è stato come bere un’aranciata amara, mi ha lasciato una strana sensazione di vuoto pneumatico e nichilismo...”
Previously in Johnny Nuovo...
johnny nuovo, i commenti degli amici/3
Daniele Flamini
“...sto leggendo Johnny Nuovo, ma sei sicuro di non aver bisogno di uno psicoanalista?...”
Abi Morelli
“...che sei bravo lo sapevo e la tua opera quasi prima lo conferma...”!
Andrea Arena
“...quanto meno johnny nuovo ha il merito dell’originalità...”
Michelangelo Pasini
“...fra le altre cose, nel romanzo emerge la passione per i viaggi dell’autore...”
Massimo Pandolfi
“...fa riflettere la volontà di K di manipolare il ragazzo, un tema molto importante nella nostra società...”
Annalisa Tampellini
“... mi piacciono anche i passaggi dal passato al presente e la presenza di tantissimi personaggi, tutti interessanti (a proposito, tanto per partecipare a quel giochino del “personaggio che ti piace di più”, anche io rientro tra le tardone colpite dal pm)...”
Carlo Maria Ponzi
“...il capitolo più bello? Non ho dubbi: quello intitolato “Quel giorno” (p. 76), scritto, anzi montato con un andamento direi epico: mi ha ricordato, infatti, molte scene del mio regista di culto che risponde al nome di Sergio Leone, in special modo in “C’era una volta in America...”
Previously in Johnny Nuovo...
johnny nuovo, i commenti degli amici/2
Alessandra Migliozzi
“...un gradino sotto Ammaniti di come Dio Comanda, sullo steso gradino del Dazieri di Cemento armato...”
Valentina Possenti
“...bello il riferimento alle tre dimensioni temporali che si intreccia. insomma, bel lavoro...”
Fabio Rossi
“...secondo me il personaggio in cui l’autore si riconosce di più è quello di Franco, il ristoratore...”
Sandra Casadei
“...il grande problema che ho riscontrato è che è scritto così male che faccio fatica ad andare avanti...”
Clio Pedone
“...Centoundici pagine scorrevoli ed essenziali, che inducono il lettore ad una profonda speculazione sull’essenza dell’esistenza. Il lieto fine è l’illusione degli umani...”
Previously in Johnny Nuovo...
johnny nuovo, i commenti degli amici
I primi commenti degli amici sul mio romanzo “Johnny Nuovo”:
Romina Lapertosa
“...la storia è un po’ da psicopatici/sociopatici ma chi non lo è ai ns giorni?”
Andrea Spada
“...ho apprezzato la tua idea di sviluppare la storia su più piani temporali e mi sono piaciuti alcuni passaggi sulla descrizione dei personaggi, soprattutto relativamente alla loro povertà, non di soldi, ma di animo...”
Mara Pasquini
“...se uno ti conosce bene si vede che c’è molto di te nella storia...”
Pietro Piovani
“...è il prodotto di una mente malata...”
Alessia Marani
“...si legge velocemente ma ti resta in testa a lungo, ti fa pensare molto...”
Davide Desario
“...ci sono dei passaggi forti, duri, è un romanzo tosto...”
Enza di Monti
“...aò, ma voi giornalisti ve siete messi tutti in testa de fare gli scrittori?...”
Raffaella Troili
“... alla prima lettura ti lascia interdetta, alla seconda è bellissimo...”
Dina Nascetti
“...te lo leggi tutto di un fiato in una notte, perché ti cattura, ma mette una grande ansia...”
Chiara Partisani
“...la meglio è la giudice, la madame Bovary sfigata, mitica...”
Barbara Boattini
“...alla fine ti arrabbi con lo scrittore perché non spiega le ragioni che hanno spinto K a rinchiudere il bambino...”
Simone Canettieri
“...è bellissimo, in fondo K chiude Johnny in una stanza per proteggerlo dalla sofferenza, non vuole che soffra come ha sofferto lui...”
Matteo Alvisi
“...Una storia semplice e avvincente, costruita su diversi piani temporali...”
Stefania Piras
“...figure che fotografano l’instancabile sguardo del cronista e la sospensione lirica di chi impagina storie che durano un giorno...”
Giovanni Bartoloni
“...mi è piaciuto, però è troppo melenso il primo capitolo, con le rose lanciate in aria...”
Vanna Ugolini
“...bello. molto bello, ma vabbè, Garcia Marquez è un’altra cosa...”
Luca Benigni
“...mi è piaciuto assai ma mi ha comunque lasciato una sensazione come se mancasse ancora qualcosa, un pezzo, una via d’uscita...”
Fabio Fattore
“...coinvolge il lettore e lo trascina nei meandri di una mente malata ma lucida...”
(continua)

giovedì 17 giugno 2010

alejandro e vuvuzelas

copia e incolla dal ilmessaggero.it


di Mauro Evangelisti
L’estate ha un pregio: ci culla fra luoghi comuni e tormentoni. La ricerca del tormentone è essa stessa un tormentone. Una comprensibile fiera della banalità perché sotto l’ombrellone o in fila per un mojito non è che puoi parlare di filosofia.

La canzone. Vabbè, favoritissima “Alejandro” di Lady Gaga. Questo è il vero fenomeno del nuovo decennio, la bionda nasuta ha messo nel cestino tutte le altre icone del desktop, sfornato video che bruciano Youtube e conquistato articoli ed analisi anche sui giornali più paludati. Outsider? Fra gli italiani promette molto bene ”Faccia come il cuore”, mentre Shakira con “Waka waka” ha il traino dei mondiali...

L’argomento di discussione... E parlando dei mondiali, siamo già sfiniti non tanto dalle vuvuzelas (provate a vedervi una partita senza, vi sembrerà insipida), ma dalle battute sulle vuvuzelas. Eppure, sarebbe così bello averne a disposizione quando parla qualcuno che non ci sta tanto simpatico.

La moda. Così ad occhio, le pischelle, sulla scia dell’estate scorsa, camminano ormai sulle calzature da schiave, i pischelli si stanno buttando sui bermuda eleganti dai colori per cui serve l’hd, dal giallo al viola, con la camicia rigorosamente sotto (evitare i quarantenni con la pancia, rischiano di sembrare uno di quei protagonisti del film “Gomorra” tutti firmati).

Le frasi. Una non si batte mai: «E’ proprio vero, d’estate i giornalisti non sanno cosa scrivere».

domenica 13 giugno 2010

johnny nuovo, i commenti degli amici/3

Daniele Flamini
“...sto leggendo Johnny Nuovo, ma sei sicuro di non aver bisogno di uno psicoanalista?...”
Abi Morelli
“...che sei bravo lo sapevo e la tua opera quasi prima lo conferma...”!
Andrea Arena
“...quanto meno johnny nuovo ha il merito dell’originalità...”
Michelangelo Pasini
“...fra le altre cose, nel romanzo emerge la passione per i viaggi dell’autore...”
Massimo Pandolfi
“...fa riflettere la volontà di K di manipolare il ragazzo, un tema molto importante nella nostra società...”
Annalisa Tampellini
“... mi piacciono anche i passaggi dal passato al presente e la presenza di tantissimi personaggi, tutti interessanti (a proposito, tanto per partecipare a quel giochino del “personaggio che ti piace di più”, anche io rientro tra le tardone colpite dal pm)...”
Carlo Maria Ponzi
“...il capitolo più bello? Non ho dubbi: quello intitolato “Quel giorno” (p. 76), scritto, anzi montato con un andamento direi epico: mi ha ricordato, infatti, molte scene del mio regista di culto che risponde al nome di Sergio Leone, in special modo in “C’era una volta in America...”

Previously in Johnny Nuovo...
johnny nuovo, i commenti degli amici/2
Alessandra Migliozzi
“...un gradino sotto Ammaniti di come Dio Comanda, sullo steso gradino del Dazieri di Cemento armato...”
Valentina Possenti
“...bello il riferimento alle tre dimensioni temporali che si intreccia. insomma, bel lavoro...”
Fabio Rossi
“...secondo me il personaggio in cui l’autore si riconosce di più è quello di Franco, il ristoratore...”
Sandra Casadei
“...il grande problema che ho riscontrato è che è scritto così male che faccio fatica ad andare avanti...”
Clio Pedone
“...Centoundici pagine scorrevoli ed essenziali, che inducono il lettore ad una profonda speculazione sull’essenza dell’esistenza. Il lieto fine è l’illusione degli umani...”

Previously in Johnny Nuovo...
johnny nuovo, i commenti degli amici
I primi commenti degli amici sul mio romanzo “Johnny Nuovo”:
Romina Lapertosa
“...la storia è un po’ da psicopatici/sociopatici ma chi non lo è ai ns giorni?”
Andrea Spada
“...ho apprezzato la tua idea di sviluppare la storia su più piani temporali e mi sono piaciuti alcuni passaggi sulla descrizione dei personaggi, soprattutto relativamente alla loro povertà, non di soldi, ma di animo...”
Mara Pasquini
“...se uno ti conosce bene si vede che c’è molto di te nella storia...”
Pietro Piovani
“...è il prodotto di una mente malata...”
Alessia Marani
“...si legge velocemente ma ti resta in testa a lungo, ti fa pensare molto...”
Davide Desario
“...ci sono dei passaggi forti, duri, è un romanzo tosto...”
Enza di Monti
“...aò, ma voi giornalisti ve siete messi tutti in testa de fare gli scrittori?...”
Raffaella Troili
“... alla prima lettura ti lascia interdetta, alla seconda è bellissimo...”
Dina Nascetti
“...te lo leggi tutto di un fiato in una notte, perché ti cattura, ma mette una grande ansia...”
Chiara Partisani
“...la meglio è la giudice, la madame Bovary sfigata, mitica...”
Barbara Boattini
“...alla fine ti arrabbi con lo scrittore perché non spiega le ragioni che hanno spinto K a rinchiudere il bambino...”
Simone Canettieri
“...è bellissimo, in fondo K chiude Johnny in una stanza per proteggerlo dalla sofferenza, non vuole che soffra come ha sofferto lui...”
Matteo Alvisi
“...Una storia semplice e avvincente, costruita su diversi piani temporali...”
Stefania Piras
“...figure che fotografano l’instancabile sguardo del cronista e la sospensione lirica di chi impagina storie che durano un giorno...”
Giovanni Bartoloni
“...mi è piaciuto, però è troppo melenso il primo capitolo, con le rose lanciate in aria...”
Vanna Ugolini
“...bello. molto bello, ma vabbè, Garcia Marquez è un’altra cosa...”
Luca Benigni
“...mi è piaciuto assai ma mi ha comunque lasciato una sensazione come se mancasse ancora qualcosa, un pezzo, una via d’uscita...”
Fabio Fattore
“...coinvolge il lettore e lo trascina nei meandri di una mente malata ma lucida...”
(continua)

venerdì 11 giugno 2010

giovedì 10 giugno 2010

de rossi ha i maroni

copia e incolla da ilmessaggero.it

di Mauro Evangelisti
E così bisogna difendere Daniele De Rossi. Che fra l’altro si sa difendere benissimo da solo, e non solo in campo. Pare che in Italia si possa tranquillamente spendere parole indecorose sul Tricolore in più occasioni ed essere allo stesso tempo partito di governo; si possa continuare ad essere uomini in divisa anche dopo una condanna per una delle pagine più nere del Paese, quella del G8 di Genova, che umilia la stragrande maggioranza degli uomini in divisa rispettosi delle regole (a volte anche in modo eroico); ma se indossi la maglia azzurra, che magari al ministro leghista non piace come non piace al delfino-trota leghista che ha tranquillamente detto di non tifare Italia, allora non hai diritto di parola. Non puoi criticare uno strumento come la tessera del tifoso: magari è sacrosanto e il migliore del mondo, ciò non significa che non ci sia libertà di non condividerlo e di criticare con una battuta l’operato di alcuni poliziotti. Proprio perché le forze dell’ordine, in una democrazia, servono anche a difendere il diritto di criticare. Ieri il ministro Maroni è tornato alla carica: Daniele De Rossi andava punito. Magari potevano costringerlo a giocare nella ”nazionale” della Padania.

venerdì 28 maggio 2010

johnny nuovo, i commenti degli amici/2

johnny nuovo, i commenti degli amici/2

Alessandra Migliozzi
"...un gradino sotto Ammaniti di come Dio Comanda, sullo steso gradino del Dazieri di Cemento armato..."

Valentina Possenti
"...bello il riferimento alle tre dimensioni temporali che si intreccia. insomma, bel lavoro..."

Fabio Rossi
"...secondo me il personaggio in cui l'autore si riconosce di più è quello di Franco, il ristoratore..."

Sandra Casadei
"...il grande problema che ho riscontrato è che è scritto così male che faccio fatica ad andare avanti..."

Clio Pedone
"...Centoundici pagine scorrevoli ed essenziali, che inducono il lettore ad una profonda speculazione sull’essenza dell’esistenza. Il lieto fine è l’illusione degli umani..."

Previously in Johnny Nuovo...

johnny nuovo, i commenti degli amici
I primi commenti degli amici sul mio romanzo "Johnny Nuovo":


Romina Lapertosa
"...la storia è un po' da psicopatici/sociopatici ma chi non lo è ai ns giorni?"


Andrea Spada
"...ho apprezzato la tua idea di sviluppare la storia su più piani temporali e mi sono piaciuti alcuni passaggi sulla descrizione dei personaggi, soprattutto relativamente alla loro povertà, non di soldi, ma di animo..."

Mara Pasquini
"...se uno ti conosce bene si vede che c'è molto di te nella storia..."


Pietro Piovani
"...è il prodotto di una mente malata..."

Alessia Marani
"...si legge velocemente ma ti resta in testa a lungo, ti fa pensare molto..."

Davide Desario
"...ci sono dei passaggi forti, duri, è un romanzo tosto..."

Enza di Monti
"...aò, ma voi giornalisti ve siete messi tutti in testa de fare gli scrittori?..."


Raffaella Troili
"... alla prima lettura ti lascia interdetta, alla seconda è bellissimo..."


Dina Nascetti
"...te lo leggi tutto di un fiato in una notte, perché ti cattura, ma mette una grande ansia..."


Chiara Partisani
"...la meglio è la giudice, la madame Bovary sfigata, mitica..."

Barbara Boattini
"...alla fine ti arrabbi con lo scrittore perché non spiega le ragioni che hanno spinto K a rinchiudere il bambino..."

Simone Canettieri
"...è bellissimo, in fondo K chiude Johnny in una stanza per proteggerlo dalla sofferenza, non vuole che soffra come ha sofferto lui..."


Matteo Alvisi
"...Una storia semplice e avvincente, costruita su diversi piani temporali..."


Stefania Piras
"...figure che fotografano l’instancabile sguardo del cronista e la sospensione lirica di chi impagina storie che durano un giorno..."

Giovanni Bartoloni
"...mi è piaciuto, però è troppo melenso il primo capitolo, con le rose lanciate in aria..."

Vanna Ugolini
"...bello. molto bello, ma vabbè, Garcia Marquez è un'altra cosa..."

Luca Benigni
"...mi è piaciuto assai ma mi ha comunque lasciato una sensazione come se mancasse ancora qualcosa, un pezzo, una via d’uscita..."


Fabio Fattore
"...coinvolge il lettore e lo trascina nei meandri di una mente malata ma lucida..."


(continua:)

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