domenica 26 dicembre 2010

i nuovi mostri su youtube

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MAURO EVANGELISTI
Bravi gli studenti che ieri hanno protestato e, con rare eccezioni, hanno fatto prevalere la fantasia sulla violenza dopo la vergogna del martedì nero. Al loro posto, però, avremmo ideato una forma di contestazione più efficace: schermi al plasma ovunque, collegati a Youtube e filmati a ripetizione. Il primo con un (ex) esponente dell'opposizione, il mitico Scilipoti che si sfoga in radio con rara moderazione; il secondo con l'isteria al potere della vicepresidente del Senato - vicepresidente del Senato, ripetiamo- la leghista Rosi Mauro.

Il terzo con Gasparri che prima si è fatto intervistare pure da Raiyoyo per teorizzare la necessità degli arresti preventivi, poi ha fatto sapere di essere stato male interpretato. Il quarto con la pd FInocchiaro che non ha contato fino a dieci prima di parlare di infiltrazioni che se dimostrate sarebbero state una cosa molto seria. Il quinto con Alessio VInci, conduttore di Matrix, che nella tv di Berlusconi presenta Berlusconi con sobrietà ciennenniana: "Oggi è stato il giorno più buio, c'è Silvio Berlusconi a portarci un po' di luce " ( ha detto proprio così, non è un'esagerazione, andatevelo a vedere su Youtube, deve essere lo stile Cnn). Bene, vicino a questi video enormi striscioni con scritto "ma che colpa abbiamo noi": perché se c'è una generazione che deve preoccupare, beh, non è quella che oggi va alle superiori o all'università.

giovedì 16 dicembre 2010

la sfiducia nella rivolta

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Mauro Evangelisti
La violenza folle, inutile e pericolosa che ha travolto Roma martedì non può essere giustificata in alcun modo. Non c’è possibilità di dialogo con i violenti che hanno bruciato automobili di gente che non c’entrava nulla, sfasciato vetrine, rischiato di fare molto male agli agenti delle forze dell’ordine, a passanti, a commercianti, a turisti.

Con altrettanta preoccupazione va valutato il fatto che una parte dei ragazzi normali, pacifici, che hanno partecipato al corteo, hanno seguito i violenti e insultato le forze dell’ordine. E lasciamo perdere il gioco stucchevole della caccia all’infiltrato (nel senso di agente provocatore) visto che chiunque si trovasse in piazza del Popolo o in via del Corso ha visto che la violenza non era di pochi, non era della maggioranza dei ragazzi, ma era comunque di una parte consistente.

Tutto questo premesso e riscritto dieci volte, un’altra riflessione va fatta: a questi ragazzi, alla parte sana del movimento, forse andrebbero dati anche buoni esempi e modelli, non solo manganellate.

Tralasciando il passato tumultuoso negli anni Settanta di quei politici che oggi si scandalizzano contro gli scontri, forse sarebbe anche utile offrire cartoline alternative ai bunga bunga, alla compravendita dei voti in Senato, ai partiti della minoranza spaccati e impegnati a frantumarsi. Salviamoci pure la coscienza dicendo che è demagogia, che è qualunquismo, ma va detto: ai ragazzi che sanno ascoltare forse bisognerebbe offrire sogni migliori di un posto all’Atac se sei parente di

venerdì 10 dicembre 2010

johnny nuovo, intervista su mangialibri

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Intervista a Mauro Evangelisti
Articolo di: Lorenzo Strisciullo
Il primo contatto tra me e Mauro è avvenuto su Facebook, dove si parlava, tra le altre cose, della dura realtà del mondo del giornalismo. Un ambiente che lui conosce bene perché è un cronista de “Il Messaggero”. Dopo aver pubblicato tre libri-reportage Evangelisti, classe ’67, ha fatto il suo esordio nella narrativa con un romanzo che nel settembre 2010 gli è valso il Premio Carver. Un bel personaggio, insomma, e Mangialibri non poteva certo perdere l’occasione di conoscerlo di persona.
Hai vinto il premio Carver 2010 con il tuo Johnny Nuovo. Una bella soddisfazione...
Quando scrivi un romanzo non sai se davvero qualcuno ti prenderà sul serio, leggerà fino alla fine la storia. Questo valeva con molta forza per me che ero al mio primo romanzo. Sapere che una giuria, fra centinaia di libri, ha scelto proprio il mio romanzo rappresenta una soddisfazione inattesa e una sorta di legittimazione. Poi, certo, il fatto che il premio sia dedicato a Carver rende la cosa più bella. Sarà un caso, ma ora sono alle prese con dei racconti.

Johnny Nuovo è la storia di uno strano “esperimento” sociologico. Come è nata l’idea di chiudere un bambino in una stanza e farlo crescere al di fuori del mondo, o meglio, all’interno di un mondo costruito?
A volte inseguiamo i nostri pensieri, la nostra immaginazione, ci domandiamo: cosa succederebbe se... Ecco, Johnny Nuovo all'inizio degli anni 2000 nacque proprio così, inseguendo un pensiero, un’ipotesi di fantasia. Qualche anno dopo alcuni drammatici fatti di cronaca hanno proposto all'attenzione storie simili a quella dell'esperimento di K. Come dire che a volte la fantasia anticipa drammaticamente la realtà. Per scelta però la storia di K non è quella di un maniaco o di un sadico. K ha una personalità forse impalpabile, che non rientra in uno schema tradizionale. La sfida della storia era anche questa.

Il tuo romanzo mi ricorda la pellicola coreana “Old boy”, in cui un uomo viene rinchiuso in una stanza per quindici anni. Sei stato influenzato da film o libri del genere?
Onestamente non penso di essere stato influenzato né da altre opere di fantasia, né da fatti reali. Piuttosto all'inizio degli anni 2000 prendeva corpo una società sempre più sorvegliata, controllata dalle telecamere, ognuno di noi, di fatto, è al centro di un esperimento. Va ricordato, anche se non è l'elemento che colpisce maggiormente il lettore forse perché a questo siamo quasi abituati, che il ragazzo cresce nella stanza controllato costantemente dalle telecamere installate da K.

Il protagonista di Johnny Nuovo si chiama K, come i personaggi dei romanzi di Kafka Il castello e Il processo. Un caso?
In realtà la scelta del nome di K è più casuale, meno affascinante. Quando scrivevo non sapevo come chiamare il protagonista, come rappresentare la sua personalità così forte con un nome, per cui per convenzione scrivevo K per poi decidere un nome alla fine. Quando ho riletto il romanzo mi sono accorto che K funzionava e non l'ho più cambiato.

C’è nelle pagine del tuo romanzo una sorta di critica alla società moderna?
Cerco di fare un'analisi scarna e senza fronzoli più che alla società ai vari personaggi e alle loro debolezze, che poi sono le debolezze di ognuno di noi. Senza dare giudizi. Poi, ripensandoci su anche alla luce dei commenti di chi ha letto il libro, alcuni elementi del romanzo portano anche ad alcuni riflessioni: c'è chi osserva che K, come avviene nelle famiglie di oggi, tenta, in modo estremo, di proteggere il ragazzino, Johnny. Di evitargli dolore e sofferenza. Altri sottolineano il tema della manipolazione, anche questo di evidente attualità.

Cosa c’è scritto sul tuo biglietto da visita: giornalista o scrittore?
C'è scritto, in grande, giornalista. E molto, molto piccolo anche scrittore. Speriamo che la definizione giornalista resti, ma che prenda consistenza anche la seconda. Scrittore.

giovedì 9 dicembre 2010

roma, parentopoli e i figli di

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di Mauro Evangelisti
«Come funziona? 45 per cento al Pdl, 20 per cento ai sindacati, un po’ anche all’opposizione... E’ normale. Come pensate che facesse chi c’era prima?».

Magari non è vero niente. Non è vero che vi siano le fette della torta decise a tavolino per le assunzioni a chiamata diretta; magari è solo una sparata a tavola dopo un bicchiere di vino; magari sono solo coincidenze che fra gli assunti a chiamata diretta dell’Atac, ma anche dell’Ama, vi siano tanti cognomi conosciuti, tante segretarie di, tante fidanzate di, tanti parenti di (meglio non usare la formula figlio di). Vero, forse nel calderone spesso si mette anche chi non c’entra, chi un posto di lavoro lo aveva anche prima dei mutati equilibri politici, chi in fondo è un minuscolo privilegiato da 1.200 euro al mese. Però la storia della parentopoli delle municipalizzate romane una lezione la offre e vale oltre qualsiasi colore politico: ogni rivoluzione, ogni rinnovamento, ogni grande cambiamento si ferma sempre quando si arriva alla casella dei posti di lavoro da distribuire, del logoro tengo famiglia (o anche moglie, amante, fidanzata).

«Forse con amanti e parenti si è esagerato, ma comunque è normale che cerchi di aiutare chi ti ha aiutato in campagna elettorale». Normale? E chi non ha mai avuto legami politici nè a destra nè a sinistra deve adattarsi alla disoccupazione? Ma soprattutto: se i bilanci fossero splendenti, vabbè, si potrebbe pure accettare, ma il problema è che con il «così fan tutti» i bilanci sono uno sprofondo rosso pauroso, gli autobus non sono un esempio di efficienza scandinava e il cittadino senza santi né in paradiso né in sezione si attacca al tram.

venerdì 3 dicembre 2010

mangialibri e johnny nuovo

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Johnny Nuovo
Mauro Evangelisti
Romanzo
CartaCanta
2010
Articolo di: Lorenzo Strisciullo

K ha un matrimonio fallito alle spalle e dopo aver girato tutto il mondo fa ritorno al suo paese perché il padre è morto. Quando era piccolo il padre di K, rientrando a casa, ha trovato la moglie a letto con un altro uomo. Non ha esitato. Ha preso una pistola e ha fatto fuoco. Prima sull’uomo, poi sulla moglie. Il padre di K è uno stimato ingegnere ed è riuscito ad insabbiare la storia. K non sa la verità e non la saprà mai. Dopo la morte del padre K decide di volere un bambino. Per questo, dopo aver girato alcuni paesi, trova una ragazza disposta a vendergli il suo. Dopo alcuni giorni il bambino muore. Per caso K s’imbatte in Lea, una prostituta in fuga dal suo protettore. Lea è incinta e K la porta a casa sua: la aiuterà a partorire. Ma Lea muore durante il parto e il bambino si salva. K decide di tenerlo e fa costruire sotto la sua villa una grande stanza delle dimensioni di un campo di calcio, senza finestre ma con la luce artificiale, niente televisore né elettrodomestici. Il bambino dovrà crescere in questa stanza senza sapere che fuori esiste il mondo. L’unica porta darà sulla stanza di K e il bambino non potrà mai oltrepassarla. L’unico riferimento per il bambino sarà lui: K…
Nel 1998 in The Truman Show Jim Carrey interpretava Truman Burbank, un trentenne che ignorava che la sua esistenza fosse al centro dello spettacolo televisivo incentrato sulla sua stessa vita, ripresa in diretta sin dalla sua nascita. Truman viveva su un isolotto ricostruito all’interno di un enorme studio televisivo dove tutti erano attori e recitavano un ruolo nella sua vita. Ancora più atroce è l’esperimento del signor K, psicopatico protagonista di Johnny Nuovo, primo romanzo del giornalista de Il Messaggero Mauro Evangelisti, vincitore del Premio Carver per la narrativa 2010. La vicenda che viene raccontata si muove intorno a nuclei narrativi semplici e di stampo cronachistico, sviluppati su piani temporali differenti. Si parte con il passato del signor K e dai suoi traumi esistenziali che scatenano in lui una voglia folle e innaturale: prendere un essere umano, collocarlo in uno spazio delimitato e plasmarlo. Sta proprio qui la chiave di lettura di Johnny Nuovo, il plasmare a proprio piacimento un individuo, fallo crescere seguendo i propri istinti, non spiegargli il concetto di mondo, morte, inizio e fine. Solo la vita. Anzi due. Quella del signor K, creatore di un personalissimo reality-show, e quella del ragazzo, ignaro protagonista di un gioco perverso. Ma l’uomo vive di scoperte e di rinascite. E quando il ragazzo si accorgerà dell’esistenza di un “fuori”, di una realtà esterna, sarà pronto a vivere la propria rinascita e presentarsi al mondo con un nome e un cognome: Johnny Nuovo

giovedì 2 dicembre 2010

il mondo in tasca

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di Mauro Evangelisti
La portabilità della tecnologia ci mantiene vicini a chi è lontano ma - a volte - ci allontana da chi ci è vicino. Ci lega a una massa d'informazioni sul mondo, ma - a volte - ci distacca dal nostro mondo. Fateci caso: in una cena al ristorante vedrete sempre qualcuno ricurvo sul suo cellulare che non conversa con gli altri. Una compagnia telefonica asiatica su questo tema ha realizzato uno spot molto efficace: mostra varie situazioni - un pranzo in famiglia, un viaggio di un gruppo di amici, un padre con i suoi figli, una coppia di fidanzati - in cui il protagonista è concentrato sul suo smartphone e chi è attorno a lui, anche gli affetti più cari, scompare, restano solo i vestiti senza il corpo dentro.

Come dire: usate con moderazione altrimenti perdete il mondo reale. E' un po' come gli spot degli alcolici che, per essere politicamente corretti, ci invitano comunque a bere in modo responsabile. Fra smartphone, tablet, netbook, caccia all'ultima applicazione ma anche semplici cellulari da 150 euro, la nostra tecnologica coperta di Linus ci aiuta a lavorare quando siamo in giro o vincere la noia nei tempi morti ma a volte ci fa alzare degli steccati di cui neppure ci accorgiamo. E se una volta erano solo i quindicenni a fare arrabbiare i genitori perché a tavola continuavano a mandare sms invece di conversare, oggi il fenomeno dell'auto isolamento vale per tutte le età.

wiki wiki

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di Mauro Evangelisti
C'erano una volta i Beatles e i Rolling Stones, oggi ci sono Zuckerberg, Assange e Steve Jobs. Andiamo per ordine. Il film del momento ha come protagonista Mark Zuckerberg, il ventiseienne che ha inventato Facebook. L'uomo del giorno, anche il più ricercato, è Julian Assange, giornalista australiano, anima del sito Wikileaks, che sta facendo tremare le basi su cui si poggia il precario equilibrio del mondo moderno. Larry Page e Sergey Brin con Google hanno creato uno straordinario strumento di rinnovamento ma anche di potere.

Fra quelli della vecchia guardia, Steve Jobs ogni qual volta decide di presentare un nuovo prodotto, che magari è solo la versione più gradevole e ruffiana di cose già esistenti, alimenta come nessun altro aspettative e file davanti ai suoi store.

Ecco, con caratteristiche differenti, sono loro le nuove star globali, un tempo erano i Beatles e i Rolling Stones, ora a muovere l'attenzione delle masse sono coloro che svolgono un ruolo da protagonista nel territorio della tecnologia e della rete. E anche la volenterosa Lady Gaga stenta a reggere la concorrenza.

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