di Mauro Evangelisti
Tutto cominciò quando il comandante della municipale invitò i cittadini a segnalare via Twitter le auto in doppia fila. Arrivarono decine di foto. Roma si divise: molti parlarono di invito alla delazione e violazione della privacy, dissero che i vigili invece di giocare con i social network dovevano scendere per strada. Altri apprezzarono, perché i vigili non possono essere ovunque mentre i folli della doppia fila, dei parcheggi al centro delle piazze si moltiplicano.
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http://www.ilmessaggero.it/roma/senzarete/se_twitter_difende_il_posto_auto_dei_disabili/notizie/472524.shtml
sabato 25 gennaio 2014
lunedì 20 gennaio 2014
microspie alla regione lazio: storia infinita
di Mauro Evangelisti
«Tanto vale che chi governa la Regione Lazio trasmetta tutti i suoi movimenti
con lo streaming on line, visto che, un presidente dopo l’altro, alla fine salta
fuori sempre una microspia che lo controlla»: era più o meno questa la battuta
che circolava ieri sui social network dopo che Nicola Zingaretti, con una
iniziativa gemella di quella di chi l’aveva preceduto, Renata Polverini, ha
annunciato di avere trovato una microspia (non tanto micro, per la verità) nella
poltrona di una sala riunioni, nel palazzo sulla Colombo. Subito è partita la
macchina dei sospetti, dei veleni, dei comunicati di solidarietà o
condanna.
Eppure, basta mandare indietro il nastro dei ricordi, per trovare un’altra
immagine da spy-story de noantri: 11 aprile 2011, primo piano di Renata
Polverini dall’espressione turbata che mostra all’obiettivo una cimice.
PALAZZO DI VETRO
Pochi mesi prima in casa della
Polverini (presidente dal 2010 al 2013) c’erano stati due strani
furti. I suoi collaboratori oggi raccontano che a far decidere di commissionare
la bonifica fu anche la scoperta che circolavano centinaia di badge rilasciati
con molta faciloneria e che in Regione poteva entrare chiunque; le
intercettazioni dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Cerroni dicono che
c’era anche il sentore di essere sotto osservazione. Qualunque sia la verità, la
bonifica degli uffici della Polverini fece scoprire tre microspie e una
microcamera. Due di queste microspie e la microcamera, si scoprirà più tardi,
erano state installate dalla procura di Velletri, proprio nel corso della lunga
indagine sui rifiuti (che ha portato, tra l’altro, all’arresto di due dirigenti,
ma nella quale sia Renata Polverini, sia l’allora assessore ai Rifiuti, Pietro
Di Paolo, non sono indagati). «La terza microspia era più vecchia, una
tecnologia superata, non si è mai scoperto chi l’avesse messa, magari stava lì
da chissà quanto tempo» ricorda Ronghi. «Se era lì dai tempi miei - scherza
Francesco Storace, governatore del Lazio dal 2000 al 2005 - al massimo mi
avranno sentito russare». Eppure, anche ai tempi di Storace non mancarono le
emozioni per gli amanti delle spy-story: una microspia fu trovata nell’ufficio
dell’allora assessore regionale Marco Verzaschi.
L’ASSOLUZIONE
Un’altra spy story oinvolse lo
stesso Storace, che nel 2005, durante la campagna elettorale, fu chiamato in
causa per un’intrusione informatica nell’anagrafe del Campidoglio. Fu assolto con formula piena. Storace:
«Si partì con lo spionaggio e si finì con l'assoluzione con formula
piena per tutti». Ma al di là del lieto fine, anche quella vicenda
alimentò la leggenda che vuole il governatore del Lazio, chiunque sia, seguito
da una nuvola grigia di jella. Al centro di storie di pedinamenti, agguati,
ricatti e filmati estorti illegalmente fu Piero Marrazzo (governatore dal 2005
al 2009), che ha pagato un alto prezzo per quel video ripreso da alcuni
carabinieri-ricattatori in via Gradoli.
sabato 4 gennaio 2014
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