sabato 20 settembre 2014

i corti che escono su move 15/ caffè nero

copia e incolla da movie magazine

di Mauro Evangelisti


Caffè Nero


Il treno partì in ritardo. Paolo restò solo a guardare il vecchio convoglio lento che se ne andava, portandosi via Anna. Si erano salutati senza calore, l'affetto non reclama emozioni. Paolo era stato cupo e scontroso per tutta la settimana che Anna aveva trascorso a casa sua, perché sentiva avvicinarsi il momento in cui non avrebbe potuto fare altro che annunciarle che la loro storia era finita. Rimandava, come quando non curi una ferita e sai che l'infezione può avanzare. Ma Paolo non aveva trovato il coraggio, come per la verità gli capitava spesso, e così erano andati a vedere film inutili, avevano dormito abbracciati, tentando di convincersi che quel contatto valesse più del raro sesso, avevano cenato in silenzio in ristoranti con le sedie trasparenti e i soffitti metallici. Avevano trascorso ore, con Paolo seduto sulla poltrona a leggere notizie innocue sull'iPad e Anna appoggiata sui gomiti, supina sul divano, a leggere un libro di Don DeLillo, ma soprattutto a chiedersi se qualcosa si stesse spezzando o era lei a inventare spettri. Ogni tanto Paolo spezzava il silenzio «mi sa che scendo a prendere un po' di gelato, che gusti vuoi?», «i soliti, vuoi che ti accompagno?», «no, faccio presto». E in ascensore mandava messaggi a Lara. Lei rispondeva con faccine e chiedeva «ma quando se ne va quella?». «A te cosa importa?» ribatteva lui, aggiungendo . Poi cancellava la conversazione e si sentiva in colpa perché con Anna trascorrevano insieme una decina di giorni al mese, a causa dei loro lavori in due differenti città, però lui concentrava la sua attenzione sui messaggi a Lara, con la testa che ondeggiava ma la parte bassa del corpo abbastanza sicura su cosa volesse davvero. Che «quella» se ne andasse e che finalmente potesse proseguire la storia con la ragazzina - 10 anni in meno di lui, 7 in meno di Anna - che aveva conosciuto in un locale durante un aperitivo con un amico. «Una storia a 250 chilometri di distanza logorerebbe chiunque. E dopo quattro anni Anna e io ci siamo detti tutto» ripeteva a se stesso senza avvertire la sottile contraddizione di quella frase. Il treno quella sera si era allontanato e Paolo si convinse che non avrebbe mai avuto il fegato di lasciare Anna.

Tre giorni dopo, e dopo quattro brevi telefonate per chiedere «sei arrivata?», «bene il viaggio?», «come stai?», con risposte che Paolo avrebbe potuto prevedere, tornò nel locale dell'aperitivo. Lara non c'era perché era in settimana bianca con i genitori. Paolo bevve più del solito. Quando tutto intorno a lui cominciò a girare, uscì dal locale e si avviò a casa a piedi. Ma l'effetto dell'alcol, invece di diminuire, con il freddo, una fastidiosa pioggia battente e le luci sbiadite delle auto, si moltiplicò. Paolo si sentì euforico, si fermò sotto una pensilina del bus, vicino a due senegalesi, e di impulso scrisse il messaggio: «Anna, mi dispiace, è finita. C'è un'altra». I due senegalesi lo videro tremare. «Stai bene amico?». «Ho appena mandato un messaggio con cui ho lasciato la mia fidanzata». «Con un messaggio? Sei proprio stronzo amico, scusa se te lo dico». «Ma no, ho fatto bene così» rispose sulla scia di euforia dell'alcol.
Quattro mesi dopo, a giugno, Paolo andò a Ibiza con Lara. Bastarono poche ore per sentirsi in trappola, un'illuminazione: per Lara tutto era un problema. Se in hotel non c'era la tv italiana, se in profumeria non avevano la crema preferita, se in discoteca c'era troppa gente o non abbastanza. E la colpa era sempre di Paolo. Nessuna notte di sesso poteva valere quel calvario. E capì che gli mancava Anna. Che lui aveva una connessione reale, indiscutibile con Anna. Con Lara non c'entrava nulla.
Tre settimane dopo era nella città in cui Anna viveva. Al telefono Anna non rispondeva, era scomparsa da Facebook e da Whatsapp. Paolo suonò a casa sua, non rispose nessuno. Girò a piedi tutto il centro, sperando di incontrarla. Andò nella sede dell'agenzia pubblicitaria dove lavorava ma una segretaria gli spiegò che c'erano stati dei tagli a causa della crisi e ad Anna non avevano rinnovato il contratto. «Mi ha detto che andava a vivere a Londra, da un'amica, che era stanca dell'Italia, che là avrebbe anche fatto la cameriera, se fosse servito. Ha cambiato numero e non va più su Facebook. Deve essere colpa del suo ex, uno stronzo, l'ha mollata dall'oggi al domani. Ma tu perché la cercavi?».
Ora Paolo cammina lungo Regent street, a Londra, sui marciapiedi affollati, sa che prima o poi incontrerà Anna. È una convinzione irrazionale. Conosce la sua passione per l'arte contemporanea e ha trascorso una giornata nella centrale elettrica trasformata nella Tate Modern Gallery. Inutilmente. È stanco, si addentra nelle vie di Soho, entra a bere un espresso da Caffè Nero. Fa la fila alla cassa e poi aspetta al bancone. Da dietro la macchina del caffè sbuca una ragazza con la tazzina fumante. È Anna.

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